Yangon, le forze di sicurezza uccidono altri 10 dimostranti
Il bilancio di oggi: 5 morti a Monywa; 2 a Mandalay, colpiti uno al petto e l’altro alla testa; 2 a Myingyan; uno a Magway; uno a Yangon. Sciopero e disobbedienza civile si diffondono nel Paese. Arrestati anche 34 giornalisti, accusati di “diffondere false notizie”. Arrestate migliaia di persone. Nessun risultato nell’incontro coi ministri dell’Asean.
Yangon (AsiaNews) – Almeno 10 persone sono state uccise in diverse città del Myanmar dopo che le forze di sicurezza hanno sparato contro dimostranti che protestavano contro il colpo di Stato.
La violenza contro la popolazione è stata condannata ieri dai ministri degli Esteri dell’Asean che hanno tentato un dialogo con il nuovo governo militare. Ieri, il nuovo capo della giunta, gen. Min Aung Hlaing aveva chiesto alle forze di sicurezza di non sparare sulla folla, forse per far piacere all’Asean, o per frenare le critiche internazionali.
In realtà vi è frustrazione nella nuova giunta perché le proteste non accennano a diminuire e in sempre più città si attua lo sciopero e la disobbedienza civile che rallentano l’economia.
All’accresciuta pressione della popolazione, che domanda la fine del colpo di Stato e la liberazione dei leader politici democraticamente eletti, i soldati rispondono con maggiore violenza: idranti, gas lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili letali.
Quest’oggi, fonti di AsiaNews registrano: 5 morti a Monywa; 2 a Mandalay, colpiti uno al petto e l’altro alla testa; 2 a Myingyan; uno a Magway; uno a Yangon.
A Yangon, nella capitale economica del Paese, i poliziotti indossano tenute antisommossa e armi da fuoco; i dimostranti si difendono con scudi artigianali e caschi, innalzando barricate di penumatici e bambù per frenare la corsa delle forze dell’ordine.
Il bilancio delle vittime si fa sempre più alto: oltre 30 i morti, centinaia di feriti, migliaia di prigionieri. Secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, fra gli arrestati vi sono anche 34 giornalisti. Di questi, 19 sono stati già rilasciati; altri sono accusati di “diffondere false notizie”.
Ieri c’è stato l’incontro (virtuale) dei ministri degli esteri dei Paesi dell’Asean per discutere la crisi insieme al rappresentante della giunta, Wunna Maung Lwin. Le associazioni del Myanmar e molte Ong hanno criticato la mossa perché essa appare come un riconoscimento di fatto del colpo di Stato. In ogni caso il dialogo è apparso infruttuoso. Dopo l’incontro il ministro indonesiano Retno Marsudi è apparsa frustrata per la poca collaborazione della giunta.