Xinjiang, proibite barbe, velo islamico, cerimonie religiose
La legge è in vigore da oggi. Matrimoni e funerali religiosi, questioni di testamenti ed eredità considerate espressioni di “estremismo religioso”. La legge dà parvenza legale a quanto già è attuato come direttiva del Partito. La lotta anti-terrorismo lede i diritti umani e la libertà religiosa: i giovani non possono digiunare nel Ramadan; non possono andare in moschea prima dei 18 anni; i predicatori devono sottomettere le loro prediche al governo per l’approvazione.
Pechino (AsiaNews) – Da oggi nello Xinjiang sono proibite barbe “anormali”, velo islamico, matrimoni e funerali religiosi al posto di quelli civili, e tante altre azioni considerate “manifestazioni” di estremismo religioso. È quanto stabilisce una legge varata tre giorni fa nella regione occidentale abitata dalla minoranza uigura, di origine turcofona e musulmana. Tale legge si inserisce nella campagna in atto da anni per fermare quello che il governo cinese considera una minaccia del terrorismo e del separatismo.
La campagna sta crescendo di intensità e violenza da quando per volere del presidente Xi Jinping, nell’estate 2016 Chen Quanguo è divenuto segretario del Partito nello Xinjiang, al posto del moderato Zhang Chunxian.
Con la nuova legge sarà illegale anche rifiutarsi di guardare la televisione o la radio di Stato ed escludere i propri figli dal ricevere l’educazione nazionale pubblica. La nuova legge elenca almeno 15 comportamenti nella vita quotidiana che sono considerati segno di “estremismo”. Fra questi: usare procedure religiose, invece che legali, per ottenere matrimoni o divorzi; intromettersi nelle modalità con cui altre persone celebrano matrimoni, funerali, eseguono testamenti e dividono eredità; danneggiare i programmi di controllo della popolazione; danneggiare le carte di identità o le banconote; applicare il concetto di “halal” (purità) in campi non legati al cibo e intromettersi nella vita laica e secolare degli altri.
Tale legge è un tentativo di mostrare la “legalità” delle direttive che già da tempo sono in atto nella regione, quali: proibizione ai giovani al di sotto dei 18 anni di frequentare le moschee; obbligo degli studenti a violare il digiuno del Ramadan; controllo delle predicazioni nelle moschee.
Lo Xinjiang ha circa 22 milioni di abitanti, di cui quasi 10 milioni di etnia uigura e fede islamica. A spinte indipendentiste dei decenni passati, la Cina ha risposto con una forte colonizzazione etnica di cinesi han e di militari che hanno occupato tutte le leve economiche ed amministrative della regione “autonoma”. Il timore di “inquinamento religioso fondamentalista” da Afghanistan e Pakistan ha portato alla lotta contro il “terrorismo”, giustificando come misure anti-terrorismo molte violazioni ai diritti umani e alla libertà religiosa.
27/02/2017 16:25