Xi Jinping: a Pechino la terza Borsa del Paese
Si aggiunge a quelle di Shanghai e Shenzhen. Servirà a finanziare le piccole e medie imprese hi-tech. In Cina le banche tendono a sostenere le grandi imprese di Stato. Una mossa per rassicurare gli investitori, preoccupati dal giro di vite del governo contro i giganti tecnologici e dalla legge anti-sanzioni.
Pechino (AsiaNews) – La Cina avrà una terza borsa valori. Dopo Shanghai e Shenzhen, lanciate 30 anni fa, anche la capitale avrà la sua piazza affari. Lo ha annunciato Xi Jinping nel suo discorso di apertura della Fiera internazionale del commercio nei servizi, pronunciato nella tarda giornata di ieri. Il presidente cinese ha sottolineato che il nuovo listino servirà a capitalizzare le piccole e medie imprese hi-tech.
La Borsa di Pechino sarà l’evoluzione del mercato “over the counter”, già esistente nella capitale. Esso permette alle imprese di medie e piccole dimensioni di finanziarsi a costi più bassi di quelli dei canali borsistici, ma ha un giro d’affari di 129,5 miliardi di yuan (16,9 miliardi di euro): nella Borsa di Shenzhen è di quasi 123mila miliardi di yuan (16mila miliardi di euro).
Le piccole aziende sono quelle che hanno subito i danni maggiori dalla pandemia da coronavirus. La loro incapacità di ottenere prestiti e fondi dagli istituti finanziari nazionali è un problema strutturale in Cina. Le banche cinesi tendono infatti a privilegiare il sostegno alle grandi compagnie di Stato, come emerso in modo evidente durante i mesi più duri dell’emergenza Covid.
Analisti osservano che il presidente cinese cerca una spinta dal settore dei servizi innovativi per dare nuovo impulso alla ripresa economica. L’imposizione di lockdown per controllare l’esplosione di nuovi focolai di Covid-19 e gli effetti delle massicce alluvioni nella Cina centrale hanno rallentato la crescita dell’economia nazionale.
Secondo diversi osservatori, la creazione della nuova Borsa per i titoli tecnologici vuole rassicurare gli investitori, soprattutto stranieri, preoccupati dalle ultime mosse del governo cinese. Xi ha lanciato una campagna anti-monopoli contro i giganti nazionali del settore tecnologico: il giro di vite ha fatto perdere alle compagnie tecnologiche cinesi 845 miliardi di euro in titoli di Borsa.
A preoccupare gli investitori è anche la legge anti-sanzioni, una risposta cinese alle misure punitive imposte al Paese dagli Usa e dai loro alleati, che Pechino vuole estendere a Hong Kong. Non aiuta la fiducia degli operatori esteri nemmeno la recente chiusura della Camera di commercio Usa a Chengdu (Sichuan), ordinata dalle autorità provinciali per presunti problemi regolatori.