08/08/2014, 00.00
CINA
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Xi Jinping va in vacanza a Beidaihe per convincere la leadership a sostenerlo

Il tradizionale incontro dei quadri di alto livello del Pcc nel resort di lusso sul Mar Cinese, servirà al presidente per riunire i ranghi e capire quanto la sua battaglia contro la corruzione potrà durare. Esperti e analisti concordi: "I giganti dell'economia si stanno stufando e nella politica regna la sfiducia. È una battaglia all'ultimo sangue".

Pechino (AsiaNews) - Il tradizionale incontro estivo dei vertici del Partito comunista nel resort di lusso di Beidaihe "sarà un test decisivo per capire se il presidente Xi Jinping ha l'autorità necessaria per tenere insieme la leadership nazionale e portare avanti la sua campagna anti-corruzione". Ne sono convinti analisti ed esperti politici della Cina, secondo i quali le dure dichiarazioni del Segretario generale sulla "necessità assoluta" di concludere la lotta alle tangenti "anche a costo della vita" sono una vera e propria chiamata alle armi contro i gruppi di potere nel Pcc.

L'incontro avviene ogni anno e dura diversi giorni, nei quali i quadri comunisti di alto livello hanno la possibilità di incontrarsi in un clima non ufficiale e delineare strategie e cordate comuni per l'anno che verrà. Nel 2013, proprio il meeting di Beidaihe - località turistica di lusso dell'Hebei che affaccia sul Mar Cinese - venne usato per diffondere nel Pcc il terrore che la Cina "potrebbe fare la fine dell'Unione Sovietica" e per lanciare di conseguenza una durissima campagna contro la libertà di parola nel Paese.

Prima di questo incontro, alcuni media statali hanno riportato le parole durissime pronunciate da Xi Jinping durante una riunione a porte chiuse con i membri del Politburo, l'oligarchia che governa la Cina: "I due eserciti, quello delle tangenti e quello dell'onestà, sono oramai in guerra aperta: ora siamo in un momento di stallo, e per questo serve nuovo impegno e nuova determinazione. Combatterò la corruzione anche a costo della vita".

Secondo Zhang Ming, professore di Scienze politiche all'università Renmin, la situazione è "complicata. Credo che l'annuncio dell'apertura di un'inchiesta formale contro l'ex zar della sicurezza Zhou Yongkang dica nei fatti che Xi non vuole discutere di questo caso, ma affrontare gli altri dello stesso peso sul tema delle tangenti. Al centro di tutto ci sarà quale stato di diritto i leader vogliono per la Cina". Proprio l'inchiesta contro Zhou ha scatenato le prime condanne contro il suo cerchio ristretto: un industriale legato al politico, un tempo definito "il più potente del Paese", è stato giudicato colpevole di corruzione e associazione mafiosa e condannato a morte. Circa altre 30 persone - fra politici di medio livello e industriali, tutte collegate a Zhou - sono in attesa di giudizio.

Jonathan Holslag, ricercatore di Studi cinesi, sostiene che la sfida maggiore che Xi deve vincere è quella di rimanere isolato: "I tycoon dell'industria e del commercio iniziano a non sostenere più le sue politiche economiche. I militari lamentano la cancellazione di alcuni loro privilegi storici. Il Partito sembra sempre più scivolare nella sfiducia, e la popolazione ritiene che i tempi facili degli ultimi anni siano arrivati a conclusione". 

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