14/10/2020, 11.40
CINA
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Xi Jinping rilancia sulle riforme economiche (sotto la guida del Partito)

In viaggio nel sud della Cina, il presidente cinese ha celebrato i 40 anni dalla creazione dell’area economica speciale di Shenzhen. Autosufficienza produttiva e tecnologica per vincere le sfide esterne. Xi vuole che la città costiera sostituisca Hong Kong come nuovo polo economico del Paese. Per l’ala “liberale” del regime, dietro alle riforme vi è in realtà una politica neo-marxista.

Shenzhen (AsiaNews) – Con un discorso programmatico in cui rilancia sulle riforme, Xi Jinping ha celebrato oggi i 40 anni dall’inaugurazione della zona economica speciale di Shenzhen, uno dei motori della crescita cinese.

Per vincere le sfide che provengono dall’esterno, il presidente cinese ha rimarcato la necessità che il Paese rafforzi lo sviluppo domestico di nuove tecnologie: un velato riferimento alla guerra commerciale con gli Usa, che promuovono il boicottaggio mondiale delle compagnie hi-tech cinesi, soprattutto del colosso delle telecomunicazioni Huawei.

Secondo Xi, in visita dall’12 ottobre nel sud della Cina, il mondo è sul punto di subire cambiamenti senza precedenti, come dimostrato dalla pandemia da coronavirus, il crescere di protezionismo, unilateralismo e minacce alla sicurezza; in questo quadro, la Cina dovrà fare sempre più affidamento sull’autosufficienza, soprattutto nell’innovazione.

Il presidente vuole un sistema basato sulla produzione e i consumi interni. L’obiettivo è quello di passare da un’economia ad alta crescita a una di “alta qualità”. Shenzhen è ritenuta un modello da esportare nel resto della Cina (dove saranno lanciate nuove zone speciali) anche se deve risolvere problemi come la mancanza di spazi da sviluppare e servizi pubblici inadeguati. Alla città costiera sarà riconosciuta maggiore autonomia in settori ritenuti chiave per il successo delle nuove riforme.

Shenzhen dovrà diventare inoltre il motore per lo sviluppo dell’area della “Grande baia” (Hong Kong, Macao e Guangdong), con effetti per il sistema “un Paese, due sistemi”: un indiretto declassamento di Hong Kong, considerata finora il polo economico della Cina e la sua porta verso l’estero.

Nel suo intervento, Xi ha ribadito l’impegno del Paese per “riforme e aperture”, la strada tracciata 40 anni fa da Deng Xiaoping, ma ha anche confermato che sarà il Partito comunista cinese (Pcc) a guidare lo sviluppo dell’economia.

Per molti analisti, il leader cinese è in realtà orientato a promuovere un maggiore intervento statale in economia. Lo scorso 15 settembre, il Pcc ha impartito una direttiva con la quale chiede alle imprese private di accettare la sua “direzione”. Secondo il documento, il Partito dovrà esercitare la sua leadership sia per orientare il business dei privati sia per decidere assunzioni e licenziamenti nelle loro aziende, aprendo di fatto la strada al ritorno a un’economia pianificata controllata dal regime.

La direzione neo-marxista seguita nei fatti da Xi è criticata dall’ala liberale del Pcc, che chiede di dare più spazio alle compagnie private e proteggere i loro investimenti. È quanto propone ad esempio Li Youwei, personalità riformista, già segretario del Partito a Shenzhen negli anni ‘90, e artefice del boom economico della città. Mentre l’economia privata è cresciuta in modo significativo in Cina, egli nota che essa non ha ancora un’adeguata protezione legale.

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