28/04/2016, 11.45
CINA
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Xi Jinping e le religioni: il Partito le deve guidare con “efficacia” e “con la forza”

di John Mok Chit Wai

Il prof. John Mok Chit Wai, dell’Università cinese di Hong Kong, mette in luce le intenzioni del presidente Xi verso le religioni. Nessuno spazio alle fedi, senza sottomissione al Partito. Per alcuni è l’inizio di una “Seconda Rivoluzione culturale” per decimare le religioni”.

Hong Kong (AsiaNews) - Il discorso programmatico sulle religioni tenuto da Xi Jinping la scorsa settimana, viene commentato in Cina e all’estero con diverse sfumature e posizioni. La maggior parte dei commentatori definisce il discorso “il (solito) vino vecchio in otri nuovi”, alcuni commentatori vicini alla leadership applaudono “finalmente” alla garanzia di “separazione fra Stato e religioni”, o al rispetto che Pechino avrà d’ora in poi verso le religioni, dato che nel discorso, Xi usa il termine “"yindao"(引導), guidare, e non "zhidao"(指導), che indica una guida più impositiva.

AsiaNews ha chiesto un commento al prof. John Mok Chit Wai, assistente presso l’Università cinese di Hong Kong. Del prof. Mok, AsiaNews ha pubblicato un memorabile intervento dopo l’intervista di papa Francesco apparsa su AsiaTimes in occasione del Capodanno cinese.

 

Leggendo diversi commenti sul discorso di Xi Jinping, rimango dubbioso sulle loro visioni. Ad esempio, è vero che "yindao"(引導) può essere visto come un termine più soffice di "zhidao"(指導). Entrambi i termini significano “guidare”, ma “yindao” è più un “incanalare”, mentre “zhidao” ha il valore di “dare istruzioni”. Ma non bisogna dimenticare che anche “yindao” ha il significato di “essere a capo guidando”. Puntualizzare questa differenza non ha alcuna concretezza.

Del resto, nel suo discorso, Xi ha detto con chiarezza che non vi devono essere attività religiose al di fuori del controllo del Partito. Xi mette in luce che la sottolineatura è sul "dao"(導): il Partito deve in modo “efficace” e “con la forza” guidare tutte le religioni (導之有效、導之有力), e deve “tenere con fermezza bene in pugno il ruolo di comando in tutte le attività religiose”  (牢牢掌握宗教工作主導權).

D’altra parte, Xi ha dato istruzione perché quando si tratta delle religioni, si deve “aderire alla leadership del Partito, rafforzare la posizione presente del Partito”, e tutte le religioni devono “servire il più alto interesse dello Stato e il generale interesse della nazione cinese: sostenendo la leadership del Partito comunista cinese, sostenendo il sistema socialista, aderendo alla via socialista con caratteristiche cinesi”.

Sul fatto che alcuni membri del Partito professino in privato una fede religiosa, Xi ha sottolineato che essi “non devono cercare i loro valori e fede nelle religioni”. Al contrario, essi “devono rimanere con fermezza degli atei marxisti”.

Se leggiamo queste frasi, penso sia abbastanza chiaro che Xi non abbia alcuna intenzione di fare un qualche compromesso con i gruppi religiosi. Al contrario, Xi ha messo in luce che non ci può essere alcun compromesso, che il Partito deve essere al di sopra delle religioni.

Sang Pu (桑普), un commentatore cinese e avvocato, ha criticato con forza il discorso di Xi, dicendo che con un discorso così, il Partito comunista cinese “ha strappato la maschera di moderazione indossata da Deng Xiaoping, Jiang Zemin e Hu Jintao”, e si sta lanciando in una “Seconda Rivoluzione Culturale” per “decimare tutte le religioni”. Per quel che ne so, qui ad Hong Kong nessuno vede il discorso di Xi come una buona notizia.

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