Xi Jinping e la restaurazione del tradizionalismo in Cina
È in atto una nuova campagna per riscoprire e mettere in atto la cultura tradizionale cinese. Il promotore è lo Stato e lo stesso segretario generale del Partito comunista. Il marxismo ha perso ogni fascino. La campagna risponde al vuoto spirituale sentito da molti cinesi e allo stesso tempo allontana il fascino che la cultura e la democrazia occidentali esercitano fra intellettuali e popolo. Il confucianesimo, un tempo disprezzato dal partito e da Mao, ora diviene modello educativo. Per gentile concessione della Jamestown Foundation.
Pechino (AsiaNews) - Nel 1934, con il crescere dei sentimenti pro-comunisti nel suo Paese, Chiang Kai-shek, leader del Partito nazionalista cinese, lanciò il movimento della Nuova vita (新生活运动), di stampo neo-tradizionalista, come parte di un vasto programma anti-comunista che cercava di usare i valori tradizionali come contrappeso alle idee rivoluzionarie di ispirazione bolscevica. E oggigiorno, la Cina e il capo del Partito comunista cinese sta promuovendo in modo attivo una ondata di neotradizionalismo. Il segretario generale del Partito comunista, Xi Jinping, ha enfatizzato in modo ripetuto il bisogno di “portare avanti e arricchire l’eccezionale cultura tradizionale cinese (中华优秀传统文化)” (CCP News, 22 luglio 2015). Perché Xi sta seguendo questa strategia e quali sono i suoi scopi finali? Oltre ad ottenere immediati scopi politici, la politica neotradizionale di Xi è parte di una visione a lungo termine per rifare la cultura cinese e la società tessendo insieme valori tradizionali selezionati insieme a una coscienza nazionale per l’oggi.
Il neotradizionalismo di Xi
Nell’ambito politico, neotradizionalismo significa “il deliberato revival e accendersi di passate culture, pratiche e istituzioni da utilizzare in nuovi contesti politici e strategie (Encyclopedia Britannica).
Dopo aver preso la presidenza, Xi ha propagandato molto spesso la cultura cinese tradizionale in pubblico. La sua enfasi sulla cultura rispecchia la strategia del suo sconfitto rivale Bo Xilai che, come segretario del Partito di Chongqing, ha dato il timbro alla campagna neo-maoista “Canta rosso e picchia nero (唱红打黑)”, un revival della cultura del tempo di Mao e insieme la soppressione della criminalità. Seppure paragonabile con Bo dal punto di vista del “picchiare nero”, la politica culturale di Xi non è tanto “cantare rosso”, ma un richiamo a una molto più vasta base di conservatori cinesi, non solo l’estrema sinistra.
Sebbene Xi abbia emulato in molti modi l’arte di governare di Mao, il suo neotradizionalismo devia dal sentiero maoista (China Brief, 6 marzo 2015). In netto contrasto con il Mao iconoclasta, che vedeva la “vecchia società (旧社会)” con disprezzo, Xi ha dichiarato che il pensiero e la cultura tradizionale sono “l’anima(灵魂)” della nazione (Xinhua, 8 agosto 2016). “L’eccezionale cultura tradizionale è la base per la continuazione e lo sviluppo di un Paese e di una nazione. Perderla è lo stesso che spezzare il filo della vita a un Paese e ad una nazione” (Phoenix News, 5 settembre 2016). E ancora: “Il potere e la prosperità di un Paese e di una nazione devono essere sempre sostenuti da una cultura fiorente. Il prospero sviluppo della cultura cinese è il prerequisito al grande ringiovanimento della nazione cinese” (Phoenix News, 5 settembre 2016).
Xi va anche oltre il suo predecessore, Hu Jintao, che ha spesso usato la retorica confuciana. Xi crede che l’eccezionale cultura cinese sia la “fondazione” della cultura del Partito e la “sorgente vitale” dell’insieme di valori socialisti di base del Partito (社会主义核心价值观): una dichiarazione stupefacente, che mette la cultura tradizionale alla base del codice ufficiale di condotta che governa tutti i membri del Partito (Guangming Online, 21 giugno; Qiushi, 13 settembre 2016). In un discorso del novembre 2016 agli scrittori e artisti del Paese, Xi li ha spinti a “impiegare più sforzi nel propagare la cultura tradizionale… Estraete l’essenza e assumete energia dalle volte preziose della cultura cinese [e] non dagli antenati blasfemi” (Xinhua, 30 novembre 2016).
L’analogo del “piccolo Libro rosso”, per Xi è un libro intitolato “Aforismi classici di Xi Jinping (习近平用典)”, pubblicato nel 2015. La prefazione, “Assumere potere dalla cultura cinese”, esalta Xi come modello e guida nell’imparare e nell’applicare l’etica tradizionale, richiamando la nazione a costruire il presente e il futuro avendo in mente quei valori. Pur essendo un libro dedicato a discorsi e a scritti del segretario generale del Partito comunista, il volume non contiene alcuna citazione di Marx e di Mao, ciò è che piuttosto inusuale. Invece, la lettura ricorda i quaderni di un imperatore, diviso in capitoli su vari aspetti dello stile di governo, ripiene delle massime classiche favorite di Xi.
La restaurazione tradizionalista
Seguendo questo spirito, nel gennaio 2017 il Comitato centrale del Partito e il Consiglio di Stato hanno diffuso un abbozzo sul revival culturale della Cina, dal titolo “Opinioni sull’attuazione dello sviluppo della eccezionale cultura cinese tradizionale” (Xinhua, 25 gennaio). Fatto interessante: la Xinhua in inglese, ha dedicato solo una breve sinossi del documento, forse per ridurre l’attenzione della comunità internazionale (Xinhua, 26 gennaio).
Questa è la prima volta che la leadership centrale si trova direttamente coinvolta in un’opera legata alla cultura cinese tradizionale (Xinhua, 6 febbraio). Il Partito guiderà il progetto a cui prende parte l’intera società. Il revival culturale sarà selettivo, a secondo della visione del Partito e influenzerà tutte le sfere della vita, compresa l’educazione, le arti, l’architettura, le vacanze, la preservazione del passato storico e perfino i piani regolatori urbani.
Oltre ad equilibrare una certa diffusa xenofilia, gli scopi del progetto includono l’assicurarsi della continuazione della cultura tradizionale, accrescendo la coscienza culturale del popolo, salvaguardando la sicurezza culturale, rafforzando il soft-power cinese e la modernizzazione del governo nazionale (Xinhua, 25 gennaio).
Per mobilitare l’opinione pubblica, è stata messa in atto una campagna pubblicitaria. Il 7 febbraio 2017, il Quotidiano del popolo ha pubblicato un editoriale dal titolo “Un benvenuto alle nostre tradizioni culturali”, dove si argomenta che una Cina in crescita necessita una fiducia di sé operata dalla cultura tradizionale (People’s Daily, 7 Febbraio). Due settimane dopo, un altro articolo suggerisce di dare più valore alla “educazione della cultura tradizionale” (People’s Daily, 23 febbraio). Un articolo del marzo 2017 chiede una più grande educazione tradizionale per i giovani cinesi, definendola come un “progetto per forgiare l’anima (铸魂工程)” (People’s Daily, 23 marzo).
Nel giugno scorso, la provincia dello Shandong è divenuta la prima in Cina a istituire classi di cultura cinese tradizionale per gli studenti di tutte le scuole primarie e secondarie. Il curriculum [programma] sarà basato sui Quattro libri e i Cinque classici (四书五经) che costituiscono il cuore dell’insegnamento confuciano (China News Online, 26 giugno). Gli insegnanti cinesi possono ora avere anche un certificato in educazione alla cultura tradizionale. Il programma di addestramento include filosofia antica, cinese classico di base, arti tradizionali, metodi pedagogici, e studi su speciali soggetti di alto livello (Sina News, 13 giugno).
Al di fuori dei cortili scolastici, nuovi spettacoli televisivi stanno sperimentando delle vie su come diffondere in modo popolare la cultura tradizionale (China Economic Net, 12 aprile). In tutta la nazione si tengono simposi per discutere sulle modalità locali del revival culturale (China Finance Online, 19 aprile). Agli uomini in servizio nell’esercito per la liberazione del popolo è stato consigliato di cercare coraggio e devozione negli eroi della cultura tradizionale e nel cuore di leone della Cina antica (PLA Daily, 9 febbraio). Oltre a calcoli per il commercio, gli imprenditori stanno valutando i metodi per promuovere valori cinesi universali all’interno dell’iniziativa di “One Belt One Road [Obor, la nuova Via della Seta - ndr]” (Mingcheng News Online, 16 aprile). In zone remote come nella contea di Hutubi e nella città di Wusu, nello Xinjiang, fedeli quadri marxisti sono ora divenuti desiderosi allievi dei trattati confuciani e legalisti (Sina News, 16 maggio; Sina News, 19 maggio). Perfino nelle prigioni si organizzano spettacoli di arte tradizionale e lezioni confuciane per “risvegliare” la buona coscienza dei prigionieri (Red Net, 19 maggio; Xinhua, 8 maggio 2016).
Perché Xi è fissato col Neotradizionalismo?
Il neotradizionalismo di Xi non è una novità coniata oggi per la sua personalità pubblica. La sua abitudine nell’usare allegorie classiche e proverbi nella comunicazione pubblica risale fin dai suoi primi anni come amministratore di una contea[1]. Il suo personale interesse nella Cina tradizionale può avere a che fare con la sua educazione in famiglia - suo padre Xi Zhongxun proveniva dal nordest conservatore - ma l’uso [attuale] del neotradizionalismo in politica va a beneficio di Xi e del Partito nel presente e a lungo termine.
Il marxismo e le sue varie incarnazioni hanno perso ogni fascino per i cinesi comuni. A dire il vero, il linguaggio e i concetti arcani del marxismo non sono mai stati popolari fra la gente. Perfino durante i giorni gloriosi del socialismo, dal 1949 al 1978, la gente era spinta a leggere i saggi vernacolari di Mao, più che i lavori di Marx o Lenin. La dipendenza dei cinesi dal marxismo - il Mao-Zedong-pensiero, la teoria di Deng Xiaoping, le Tre rappresentanze, lo Sviluppo scientifico - sebbene siano serviti come ideologie guida al Partito, hanno acceso un interesse minimo nella gente comune.
La profonda paura del Partito per le “rivoluzioni colorate” 颜色革命), significa che esso ha bisogno di un robusto ceppo di valori culturali conservatori per compensare l’attrazione verso l’occidentalizzazione e il liberalismo (Huffington Post, 27 agosto 2016). In più, secondo il veterano osservatore Willy Lam, un elemento non pubblicizzato nell’agenda di Xi è di trasformare il Partito comunista cinese in un “partito di governo perenne” (YouTube, 16 luglio 2015). Perché questo avvenga, è richiesta un’ideologia perenne. E poiché adottare il liberalismo non è un’opzione, l’unica via di uscita è il ritorno allo sperimentato cammino della Cina tradizionale, dove imperatori e mandarini hanno governato per secoli basandosi sulla filosofia tradizionale.
La caduta di moralità (道德) è un tema che preoccupa molti cinesi. Secondo un’inchiesta condotta dal China Youth Daily, l’89,3% delle risposte crede che nella società cinese di oggi vi sia una “deficienza culturale”; il 45,7% pensa che tale “deficienza” sia “molto seria” (Guangming Online, 7 marzo). La maggioranza dei cinesi sente che non vi sono più obblighi morali nel comportamento di tutti. Perfino il delicato ex premier Wen Jiabao una volta ha detto che “la spirale discendente della moralità ha raggiunto un livello gravissimo” (Sina News, 18 aprile 2011). Sebbene tale “vuoto spirituale” abbia molte cause, il desiderio di restaurare le virtù tradizionali è comune.
Ricerche mostrano che il tradizionalismo culturale (文化保守主义) sta tornando alla luce. In risposta alla domanda “come valuti il ruolo della cultura cinese tradizionale nella vita quotidiana contemporanea?”, il 28,9% dei 2976 partecipanti all’inchiesta hanno scelto “molto importante”; il 47,4% “importante”, e solo il 3,5% ha scelto “non importante”[2]. In un’epoca di materialismo e avidità, molti stanno cercando un appagamento spirituale (PRI, 5 maggio).
In quanto conservatore e aperto critico della decadenza, Xi ha un personale interesse nel curare i mali sociali della Cina riportando alla luce valori provati dal tempo (Xinhua, 16 gennaio 2014)[3]. In ogni caso, dal punto di vista politico, l’investimento di Xi nel “mercato spirituale” lo ha riposizionato come il difensore della Cina tradizionale in una kulturkampf contro i corrosivi vizi sociali e le culture straniere - che hanno “influenzato in modo negativo la cultura cinese tradizionale”, per almeno un terzo dei cinesi (28,9%) (Guangming Online, 7 marzo). Presentarsi come difensore dei valori tradizionali fortifica il suo culto della personalità con più sostanza e più fascino. Questa è una mossa calcolata da parte di Xi, dato che esalta la sua popolarità come crociato delle aspirazioni conservatrici e allo stesso tempo, devia tutte le critiche contro le passate disastrose politiche culturali del Partito, largamente responsabili della crisi spirituale di oggi.
Conclusione
La Cina di Xi Jinping sta assistendo allo schiudersi di una campagna di revival culturale. Sebbene questo revival culturale guidato dallo Stato sia una vittoria per la maggior parte dei conservatori cinesi, la posizione di guida del Partito-Stato in tale campagna significa che esso ha tutto il potere di determinare ciò che è l’elemento “eccezionale (优秀)” nella cultura tradizionale. Per questo è molto improbabile che la Cina possa davvero giungere a un rinascimento culturale basato sul principio “Lasciate che 100 scuole contendano (百家争鸣)” [una campagna lanciata da Mao Zedong - ndr]. Nonostante ciò, tale campagna potrebbe aprire forum per dei dibattiti riguardo la cultura nella Cina contemporanea - e quindi le possibilità sono infinite. Nei prossimi mesi potremo aspettarci di più sul fronte della cultura da parte dei neotradizionalisti di alto grado in Cina.
(*) Zi Yang è un ricercatore e consultore su questioni cinesi. I suoi campi sono la politica cinese, la sicurezza, i mercati emergenti. Zi ha conseguito una laurea alla Georgetown University e una alla George Mason University. Si può seguire su Twitter: @MrZiYang.
- [1]知之深 爱之切 (Zhizhishen, aizhiqie, December 1, 2015, pp. 35–57. (Douban Books).
[2] Liu Shaojie (刘少杰), Ideological Shifts in Contemporary China (当代中国意识形态变迁), Central Translation Agency (中央编译局), 2015 (Google Books).
[3] Liu Wei (刘伟), “论习近平传统文化观的形成根据与实践要求,” Theory and Reform (理论与改革), September 14, 2016, pp. 44–45. < http://oversea.cnki.net/kcms/detail/detail.aspx?recid=&FileName=LLGG201605012&DbName=CJFD2016&DbCode=CJFD>
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