07/05/2024, 16.17
CINA-FRANCIA-SERBIA
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Xi Jinping con Macron su Gaza. Ma da Belgrado guarda al Mar Cinese Meridionale

Dichiarazione comune franco-cinese contro l'operazione israeliana a Rafah al termine del vertice sui Pirenei: "Cessate il fuoco immediato nella Striscia e soluzione politica al conflitto israelo-palestinese basata sui due Stati a partire dai confini del 1967". Poi in Serbia - a 25 anni dal bombardamento Nato all'ambasciata di Pechino - il monito: "La Cina non permetterà che una storia così tragica si ripeta".

Parigi (AsiaNews/Agenzie) – Cina e Francia - “in qualità di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” - esprimono insieme “la loro opposizione a un'offensiva israeliana su Rafah, che porterebbe a una catastrofe umanitaria su scala più ampia, nonché allo sfollamento forzato di civili palestinesi”. Sollecitata dall’incalzare delle notizie delle ultime ore, è diventata una presa di posizione comune sul Medio Oriente il risultato più significativo della visita in Francia del presidente cinese Xi Jinping.

Dai Pirenei - dove il presidente francese Emmanuel Macron ha voluto tenere la seconda e ultima giornata di incontri - i due capi di Stato hanno diffuso una dichiarazione in 9 punti all’indomani dell’inizio dell’operazione di terra (finora “limitata”) lanciata da Israele a Rafah nonostante l’apertura di Hamas a un’intesa su Gaza mediata dal Qatar e dall’Egitto, anche se fondata su condizione in parte diverse da quelle accettate dal governo israeliano.

Nel testo della loro dichiarazione comune Macron e Xi Jinping sottolineano che “un cessate il fuoco immediato e sostenibile è urgentemente necessario per consentire la consegna di aiuti umanitari su larga scala e la protezione dei civili nella Striscia di Gaza”. Chiedono “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e la garanzia di accesso umanitario per soddisfare le loro esigenze mediche e altre esigenze umanitarie, nonché il rispetto del diritto internazionale per quanto riguarda tutti i detenuti”.

Condannano “la politica israeliana di costruzione di insediamenti, che viola il diritto internazionale e costituisce un grave ostacolo a una pace duratura e alla possibilità di creare uno Stato di Palestina vitale e contiguo”. E ribadiscono che “la futura governance di Gaza non può essere dissociata da una soluzione politica globale del conflitto”, basata sulla “soluzione dei due Stati, con Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, entrambi con Gerusalemme come capitale, e l'istituzione di uno Stato di Palestina vitale, indipendente e sovrano basato sui confini del 1967”.

Cina e Francia si schierano anche per “una soluzione politica e diplomatica alla questione nucleare iraniana”, mentre sottolineano “l'importanza di salvaguardare la libertà di navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden”, chiedendo “l'immediata cessazione degli attacchi alle navi civili per salvaguardare la sicurezza marittima e il commercio globale e prevenire tensioni regionali e rischi umanitari e ambientali”. Infine Macron incassa l’adesione della Cina all’appello per una Tregua Olimpica durante i Giochi di Parigi 2024 in programma quest’estate, da intendere come un’“opportunità per lavorare a una risoluzione duratura dei conflitti nel pieno rispetto del diritto internazionale”.

La dichiarazione permette soprattutto al presidente cinese di rilanciare il ruolo di Pechino nelle questioni politiche globali, sparigliando il quadro delle alleanze nel blocco occidentale. Ed è significativo che giunga proprio mentre Xi Jinping si sta spostando a Belgrado, dove oggi ricorrono i 25 anni dal bombardamento da parte della Nato della locale ambasciata di Pechino, in quello che l’Alleanza atlantica allora definì un "tragico errore" costato la vita a tre giornalisti cinesi. Si tratta di una tappa scelta non certo per caso dal presidente cinese nel suo itinerario europeo, che cade in un momento storico in cui Washington sta moltiplicando la mobilitazione anche militare per “contenere” l’espansionismo di Pechino in Asia, tra la questione di Taiwan e lo scontro con Manila sul Mar Cinese Meridionale.

Xi Jinping vuole utilizzare l’anniversario del raid su Belgrado in chiave di politica interna per veicolare l’immagine di una Cina mai più debole di fronte alle “aggressioni”. E in una lettera pubblicata alla viglia del suo arrivo sulla testata serba Politika - invitando a non dimenticare quanto compiuto dalla Nato nel 1999 - ha ammonito: “Il popolo cinese ha a cuore la pace, ma non permetteremo mai che una storia così tragica si ripeta”.

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