West Java, centinaia di estremisti attaccano case e una moschea ahmadi
Jakarta (AsiaNews) - Centinaia di persone armate di bastoni, pietre e altre armi rudimentali hanno assaltato una moschea e un gruppo di case appartenenti alla minoranza ahmadi, causando gravi danni agli edifici. Il raid è avvenuto nella prima mattinata di ieri a Tenjowaringing, nel sotto-distretto di Salawu, reggenza di Tasikmalaysa, nella provincia indonesiana di West Java. Ancora una volta l'area si conferma fra le più violente e intolleranti del Paese, come ha evidenziato una ricerca elaborata lo scorso anno. L'assalto contro la minoranza musulmana, ritenuta eretica perché non riconosce Maometto come ultimo profeta ed è spesso vittima di persecuzioni e abusi dall'ortodossia sunnita, si è consumato in un villaggio distante circa 80 km da Bandung, capoluogo provinciale.
L'assalto contro la minoranza ahmadi è avvenuto al termine di una riunione di preghiera, in cui erano programmate recite di passi del Corano, indetta nei giorni scorsi dalla comunità di Tenjowaringing. In un primo momento alcuni gruppi di persone - non indentificate - hanno lanciato minacce e avvertimenti contro i fedeli, intimando loro di interrompere le funzioni.
Al rifiuto opposto, si è formata una folla composta da centinaia di persone che ieri - alle prime luci dell'alba, quando le funzioni si erano già concluse - ha sferrato l'attacco contro le abitazioni private e una moschea ahmadi. Dalle prime ricostruzioni sembra che non vi siano feriti, ma la tensione resta alta e le autorità locali hanno schierato esercito e polizia per scongiurare ulteriori incidenti.
Da tempo la presenza della minoranza religiosa è fonte di controversia in Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo. Il clima di ostilità si è acuito dopo le dichiarazione dei più importanti gruppi islamici del Paese - fra cui il Fronte di difesa islamico (Fpi) e il Consiglio nazionale degli ulema (Mui) - secondo i quali essi non sarebbero legati a una visione "originale" e pura della fede. A gettare benzina sul fuoco hanno contribuito infine le parole del ministero per gli Affari religiosi che ha invitato la minoranza ahmadi a interrompere le funzioni e le pratiche religiose perché contrarie alla dottrina.