West Bengala: è ancora emergenza per le vittime del ciclone Aila
di Nirmala Carvalho
Oltre 100mila i senza tetto. Quasi 7milioni il numero totale delle persone che hanno subito danni o perdite. P. Jothi, sacerdote gesuita impegnato negli aiuti: Insieme ai bisogni immediati bisogna intervenire subito per rendere la terra ancora coltivabile
Calcutta (AsiaNews) - Sono quasi 7milioni gli indiani colpiti dal ciclone Aila che tra il 25 ed il 27 maggio si è abbattuto sullo Stato del West Bengala. I distretti più colpiti sono North e South 24 Parganas che raccolgono circa 173 isole sulla fetta di mare che divide India e Bangladesh.
P. Jothi, gesuita e direttore di Udayani, un forum di associazioni che opera in soccorso delle vittime afferma ad AsiaNews che ”oltre 100mila persone hanno perso la casa e vivono senza l’accesso a cibo, acqua potabile, medicinali e possibilità di riparo. Le aree più colpite dei distretti sono Gosaba, Basanti, Kulthuli, Muthurapur I e II, Canning I e II, Sagar, Patharpratima e Namkhana”.
A quasi un mese dall’arrivo di Aila, nella regione permane una situazione di emergenza. Gli operatori delle ong affermano che il ciclone ha raso al suolo anche le case più solide, divelto tetti e sradicato alberi che hanno danneggiato le linee elettriche e reso impraticabili le vie di trasporto. Il sacerdote dice che “da ieri il governo ha iniziato a distribuire razioni di acqua potabile nel gram panchayat [municipalità, ndr] di Gosaba e tra la gente si sono verificati diversi casi di diarrea come già capitato nel gram panchayat di Lahiripur”
P. Jothi afferma che il governo ed i partiti dell’opposizione stanno cercando di rispondere ai bisogni immediati senza però programmare interventi di riabilitazione a lungo termine. Per il sacerdote gesuita “la sfida più grande ora è rendere la terra ancora coltivabile”. Il sale dell’acqua marina “ha inzuppato il suolo ed è il maggior pericolo per i campi di riso, cocomeri e peperoncino che rappresentano la maggior fonte di reddito della zona”. Colpiti anche gli allevamenti di gamberetti, fonte di sostentamento per molti pescatori della zona. Per recuperare le aree serve un pronto intervento di ricostruzione degli argini che ancora manca.
Nonostante la situazione sia grave, p. Jothi non dispera. “Udayani, il nome della nostra associazione, significa alba e io vedo il sole che sale all’orizzonte. Il ciclone ha generato una gara di generosità e di umanità nella popolazione di Calcutta e delle zone rurali”. Il sacerdote, già impegnato negli aiuti di emergenza in occasione di altre calamità naturali del recente passato, spiega che “molte ong, gruppi di giovani ed altri volontari raccolgono aiuti e materiale necessario per la ricostruzione dimostrando una partecipazione che non ho mai visto prima”.
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