Wenzhou, una campagna di preghiere per mons. Shao Zhumin, ancora detenuto
Il vescovo, riconosciuto dal Vaticano, ma non da governo, è da sette mesi nelle mani della polizia. È in convalescenza per un’operazione, ma controllato dalla sicurezza, a 2500 km di distanza dalla sua diocesi. Per essere riconosciuto dal governo deve firmare l’adesione a una Chiesa indipendente (dalla Santa Sede); l’auto-nomina e l’auto-ordinazione dei vescovi; concelebrare con un vescovo illecito; ubbidire ai nuovi regolamenti. I fedeli pregheranno e digiuneranno il 18 di ogni mese.
Wenzhou (AsiaNews) – La diocesi di Wenzhou (Zhejiang) ha iniziato da ieri una campagna di preghiere mensili per il suo vescovo, mons. Pietro Shao Zhumin, ancora oggi agli arresti domiciliari a Xining (Qinghai), a quasi 2500 km di distanza.
Il vescovo, riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo, è stato portato via dalla sua diocesi per la quarta volta, dopo essere succeduto a mons. Vincenzo Zhu Weifang come vescovo ordinario nella diocesi, lo scorso settembre 2016.
L’ultimo suo periodo di detenzione è cominciato il 18 maggio scorso. L’11 settembre è stato visto all’ospedale Tongren di Pechino, per essere sottoposto a una chirurgia all’orecchio. In quell’occasione egli ha inviato un messaggio sul suo account su Wechat chiedendo ai suoi fedeli di pregare per lui, ma non di visitarlo.
Una settimana prima del 19mo Congresso del partito comunista cinese, lo scorso ottobre, mons. Shao è stato portato via da Pechino a Xining e, secondo fonti di Wenzhou, da allora vive in casa di una famiglia cattolica.
Un fedele di Wenzhou, Paulus, ha commentato ad AsiaNews: “Non gli permettono di ritornare in diocesi Siccome ha bisogno di alcuni mesi di convalescenza, la diocesi ha negoziato con le autorità di lasciare che mons. Shao potesse vivere nella casa di una famiglia di Wenzhou [trasferita a Xining – ndr] per ricevere le cure necessarie. Intanto, alcuni poliziotti della sicurezza e rappresentanti dell’Ufficio affari religiosi di Wenzhou sono anche loro a Xining per controllarlo”.
Una fonte di AsiaNews a Wenzhou ha dichiarato che gli inizi di dicembre, i rappresentanti degli affari religiosi hanno chiesto a mons. Shao di firmare un foglio per sottoscrivere le quattro condizioni per ricevere il riconoscimento dal governo. Esse comprendono il suo sostegno al principio di una Chiesa indipendente; il sostegno all’auto-nomina e all’auto-ordinazione [dei vescovi]; la concelebrazione con un vescovo illecito, non riconosciuto dal Vaticano; il sottostare ai nuovi regolamenti religiosi che saranno varati a febbraio prossimo.
“E’ come tornare indietro agli anni ‘80” ha commentato la fonte “ e il vescovo non lo ha firmato”. E aggiunge: “Mons. Shao è via ormai da sette mesi. Le prospettive per una sua liberazione non sembrano buone. Tutti in diocesi siamo preoccupati e per questo abbiamo iniziato questo mese di preghiera, all’inizio del nuovo anno liturgico”.
“Pregare è il dovere di ogni cattolico e questa campagna di preghiera è volontaria. Non facciamo pressione sulle autorità, ma speriamo solo che attraverso la nostra preghiera e il digiuno il nostro vescovo possa ritornare a casa sano e salvo”.
Ieri sera, tutte le parrocchie della comunità sotterranea di Wenzhou hanno tenuto delle veglie di preghiera in vari luoghi e hanno mantenuto un giorno di digiuno. Il servizio di preghiera si terrà il 18 di ogni mese con l’adorazione del Santissimo e la messa.
26/06/2017 13:00