Wenzhou, da 20 giorni ancora nessuna notizia su mons. Pietro Shao Zhumin, sequestrato dalla polizia
Il vescovo è scomparso dopo essere stato chiamato per un incontro all’Ufficio per gli affari religiosi. Mons. Shao è riconosciuto dal Vaticano, ma non dal governo. La madre del vescovo, 90enne, chiede di poter vedere suo figlio. I cattolici di Wenzhou chiedono preghiere per il loro pastore, perché sia “forte” nella fede e nella testimonianza. In passato alcuni vescovi sotterranei sono stati uccisi mentre erano nelle mani della polizia.
Wenzhou (AsiaNews) – Da 20 giorni non si ha più nessuna notizia su mons. Pietro Shao Zhumin, vescovo ordinario di Wenzhou (Zhejiang). I fedeli della diocesi sono molto preoccupati e con loro anche la madre del vescovo, una donna 90enne e malata, che ha chiesto già diverse volte di poter vedere suo figlio.
Mons. Shao, 54 anni, è scomparso il 18 maggio scorso, dopo essere stato invitato alle 9 di sera presso l’ufficio per gli affari religiosi della città. Da allora non si sa più nulla di lui. Il 22 maggio ha fatto giungere ai suoi collaboratori una richiesta di poter avere del vino da messa, e dopo più niente.
I sacerdoti e i fedeli affermano di non sapere dove lui si trovi e le autorità non dicono nulla.
In un messaggio inviato ad AsiaNews da parte di un fedele essi chiedono “preghiere a Dio perché lo guidi ad avere una fede forte e una testimonianza chiara”.
Mons. Shao era stato sequestrato già nel mese di aprile, a pochi giorni della Pasqua, forse per impedirgli di celebrare i riti della Settimana santa insieme ai fedeli e ai suoi sacerdoti.
Mons. Shao è membro della comunità non ufficiale e come vescovo non è riconosciuto dal governo. La Santa Sede lo ha invece confermato come vescovo ordinario della diocesi, dopo la morte del predecessore, mons. Vincenzo Zhu Weifang, avvenuta il 7 settembre scorso.
È molto probabile che la sua sparizione forzata abbia come scopo di convincere il prelato ad iscriversi all’Associazione patriottica (Ap), l’organismo del Partito che ha di mira la costruzione di una Chiesa indipendente, ciò che è “inconciliabile con la dottrina cattolica”, secondo quanto Benedetto XVI afferma nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 2007 e confermata da papa Francesco.
Nei dialoghi che la Cina conduce con la Santa Sede per un accordo sulle nomine episcopali, i membri dell’Ap esigono di continuo che tutti i vescovi siano iscritti all’Ap, escludendo quindi i vescovi sotterranei, che rifiutano l’iscrizione e sono considerati da essi come “inaffidabili”.
Negli anni passati, vescovi non ufficiali, sequestrati dalla polizia, sono stati riconsegnati cadaveri ai familiari, dopo aver subito torture. Fra questi si ricordano mons. Giuseppe Fan Xueyan di Baoding (ucciso nel 1992); mons. Giovanni Gao Kexian di Yantai (morto nel 2004); mons. Giovanni Han Dingxian (morto nel 2007)
Mons. Pietro Shao Zhumin, è vescovo dal 2007. La diocesi di Wenzhou ha un passato di forte divisione fra le comunità cristiane ufficiale e sotterranea. Si calcola che vi siano circa 120mila fedeli nella comunità ufficiale e più di 80mila in quella non ufficiale; i sacerdoti sono equamente distribuiti fra i due rami e in tutto sono circa 50. Negli anni recenti, la Santa Sede ha cercato di riconciliare le comunità nominando mons. Zhu (ora defunto) come vescovo ordinario e mons. Shao come vescovo con diritto di successione. Ma, a detta dei fedeli, che pure amano e rispettano mons. Shao, “il governo locale fa di tutto per tenerci divisi”. Mons. Shao ha subito spesso la prigionia a causa della sua fede. Anche in occasione dei funerali del suo predecessore egli è stato sequestrato e impossibilitato a presiedere i funerali.
31/01/2018 11:47
04/01/2018 08:42