Washington rimuove parte delle sanzioni al Myanmar e nomina l’ambasciatore
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente Usa Barack Obama ha dichiarato di aver aperto un "nuovo capitolo" nelle relazioni fra Stati Uniti e Myanmar, allentando parte delle sanzioni sugli investimenti e il commercio con l'ex Birmania e nominando il primo ambasciatore in 22 anni di storia recente. La decisione, spiega il capo della Casa Bianca, è frutto delle riforme democratiche avviate dal Paese del Sud-est asiatico dalla fine del 2010 a oggi, fra cui la liberazione della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi - oggi membro del Parlamento birmano - l'accordo di pace con alcune minoranze etniche e la liberazione di centinaia di detenuti politici.
Il presidente Obama ha spiegato che un maggiore impegno verso l'economia birmana aiuterà la fazione riformatrice interna e darà un impulso sulla via del cambiamento democratico. In tal senso, egli ha citato l'elezione della Nobel per la pace Aung San Suu Kyi all'Assemblea, dopo aver trascorsi 15 degli ultimi 22 anni agli arresti domiciliari per ordine della precedente giunta militare guidata col pungo di ferro dal generalissimo Than Shwe.
Tuttavia, gli Stati Uniti hanno deciso di mantenere "sanzioni mirate" contro singoli individui, accusati di violazioni ai diritti umani. Al termine dell'incontro col ministro birmano degli Esteri Wunna Maung Lwin (nella foto), il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha inoltre aggiunto che permangono alcune tipologie di sanzioni, per prevenire possibili "passi all'indietro" dalla leadership a Naypyidaw. "Oggi diciamo agli investitori americani - ha affermato il capo della diplomazia Usa - investite in Birmania, e fatelo in modo responsabile".
Nel novembre 2010 le prime elezioni politiche in due decenni hanno segnato il primo, flebile cambiamento nel solco di una maggiore democratizzazione del Myanmar. All'indomani del voto, la giunta ha inoltre disposto la liberazione di Aung San Suu Kyi perché erano scaduti i termini degli arresti domiciliari. Nei mesi successivi è avvenuto il passaggio dal regime militare alla nomina di un governo civile, eletto da un Parlamento in cui l'esercito resta pur sempre il padrone assoluto (il 25% dei seggi sono riservati ai soldati e quasi il restante 75% è appannaggio del partito emanazione dei militari). Tuttavia, le elezioni suppletive dell'aprile scorso hanno segnato l'ingresso nell'Assemblea della leader dell'opposizione, insieme ad altri 42 esponenti della Lega nazionale per la democrazia (Nld).
La Casa Bianca ha infine approvato la nomina dell'ambasciatore Usa in Myanmar, il primo in oltre due decenni. A guidare la diplomazia americana nella ex Birmania sarà Derek Mitchell, già coordinatore (in passato) della politica Usa nel Paese per il Dipartimento di Stato. Barack Obama ha infine precisato che "permangono preoccupazioni" su alcuni punti, fra cui i prigionieri politici ancora oggi in carcere, i conflitti contro una parte dei gruppi minoritari (su tutti i Kachin nel nord) e la persistente violazione ai diritti umani in alcune aree occupate dalle minoranze etniche.
Nelle scorse settimane anche l'Unione europea ha sospeso gran parte delle sanzioni commerciali al Myanmar, una decisione condivisa dalla Nobel per la pace. Resta ancora in vigore l'embargo alla vendita di armi di Washington e Bruxelles.