10/11/2009, 00.00
CINA – USA
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Washington richiama Pechino: “processi giusti per gli uiguri”

Dopo l’esecuzione di nove membri della minoranza etnica del Xinjiang, il Dipartimento di Stato chiede alla Cina il rispetto dei diritti umani e legali per la popolazione. Forse un cambio di marcia in vista dell’incontro bilaterale fra Hu Jintao e Barack Obama.

Washington (AsiaNews/Agenzie) – Il governo degli Stati Uniti ha chiesto ieri a Pechino di assicurare alla popolazione “un giusto processo, in ogni caso”. Il richiamo è arrivato a poche ore dall’esecuzione di nove uiguri dello Xinjiang e la condanna a morte di altri 20. Il gesto accende i riflettori sulla prossima visita di Barack Obama in Cina, prevista per il 18 novembre: il presidente americano potrebbe parlare con Hu Jintao anche di diritti umani.

La autorità cinesi hanno annunciato ieri di aver eseguito nove condanne a morte contro altrettanti membri della minoranza uigura, ritenuti colpevoli di aver istigato i violenti disordini scoppiati nella provincia dello Xinjiang lo scorso luglio. Durante le proteste, costati la vita ad oltre 200 persone, la polizia cinese ha effettuato retate di vaste proporzioni.

Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, le esecuzioni - la cui data non è stata specificata – “hanno avuto luogo dopo che le sentenze di condanna sono state approvate dalla Corte Suprema, come richiesto dalla legge”. I nove sono stati giudicati colpevoli di omicidio e altri reati; secondo quanto reso noto sempre dalla da Xinhua, inoltre, altre 20 persone sono state incriminate formalmente per la morte di 18 persone, avvenuta durante i disordini.

Il governo americano ha reagito per bocca del portavoce del Dipartimento di Stato Ian Kelly: “Il nostro governo continua a invitare con urgenza le autorità cinesi a gestire le detenzioni e i processi relativi ai disordini di Urumqi [capitale dello Xinjiang] in maniera trasparente. Chiediamo inoltre con urgenza alla Cina di assicurare a tutti i propri cittadini il rispetto dei diritti legali, secondo gli standard internazionali che regolano i processi”.

Questa presa di posizione segna un distacco dalla politica nei confronti della Cina tenuta dall’amministrazione Obama. Il nuovo presidente, per non urtare la sensibilità di Pechino, ha evitato di incontrare il Dalai Lama durante la visita del leader buddista negli Usa. Con questo richiamo, sostengono diversi analisti, Washington vuole dimostrare che l’incontro bilaterale fra Obama e Hu Jintao verterà anche su temi etici e di diritti umani.

Jeffrey Bader, direttore della sezione asiatica del Consiglio di sicurezza nazionale, dice: “Il nostro presidente parlerà di libertà religiosa, della questione del Tibet e di altri temi relativi ai diritti umani durante l’incontro con Hu Jintao. Gli presenterà direttamente le sue preoccupazioni, che riguardano anche la libertà di espressione, il libero accesso all’informazione e lo Stato di diritto”.

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