Washington guida il fronte di condanna della legge per Hong Kong
Ne fanno parte anche Regno Unito, Australia e Canada. Per questi il provvedimento è contrario agli impegni internazionali assunti dal governo cinese. Usa e Gran Bretagna minacciano ritorsioni. Unione europea: violata la Basic Law.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Un fronte internazionale guidato dagli Stati Uniti condanna la legge sulla sicurezza per Hong Kong voluta da Pechino. In una dichiarazione congiunta, Usa, Regno Unito, Australia e Canada invitano la Cina a rivedere la sua decisione, che a detta loro è contraria agli impegni internazionali assunti dal governo cinese.
Il riferimento è all’accordo sino-britannico del 1984, che ha regolato il passaggio di Hong Kong dalla sovranità di Londra a quella di Pechino nel 1997, e assicura alla città un elevato grado di autonomia dalla madrepatria fino al 2047.
Il nuovo provvedimento è stato approvato ieri dall’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese. Esso punisce gli “atti” e le “attività” che mettono in serio pericolo la sicurezza nazionale. Gli abitanti di Hong Kong potranno essere arrestati per sovversione, secessione, terrorismo e collaborazione con forze straniere che interferiscono negli affari della città.
Gli Stati Uniti stanno valutando se cancellare le preferenze commerciali accordate a Hong Kong, come quelle finanziarie e in tema di visti di ingresso. Washington minaccia anche di imporre sanzioni e nuovi dazi a Pechino. Londra assicurerà la cittadinanza ai cittadini di Hong Kong che possiedono un passaporto britannico.
Anche l’Unione europea si è detta preoccupata per la mossa di Pechino. Josep Borrell, capo della diplomazia europea, ha dichiarato ieri alle Nazioni Unite che la nuova legge non è conforme né agli accordi internazionali sottoscritti dai cinesi né alla Basic Law, la mini-Costituzione di Hong Kong.
Finora Taiwan è l’unico Paese asiatico ad aver condannato in modo netto il provvedimento. La presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha annunciato ieri che entro questa settimana il suo esecutivo metterà a punto un meccanismo per offrire assistenza umanitaria ai cittadini di Hong Kong che intendono chiedere asilo nell’isola.
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