13/11/2012, 00.00
ARABIA SAUDITA
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Vuole che lo Stato saudita l'aiuti a far rientrare la moglie convertita e fuggita all'estero

La donna sarebbe riuscita a espatriare senza il permesso del marito, l'unico che può autorizzarne l'uscita dal Paese. In attesa di processo i responsabili del suo avvicinamento al cristianesimo, ci sarebbe un altro "complice": il funzionario dell'Ufficio passaporti.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - L'ambasciata saudita in Svezia deve trovare la via diplomatica per far rientrare in patria la donna che attualmente vive in quel Paese, dopo essersi convertita al cristianesimo. Segna una nuova tapa la vicenda della donna di Al-Khobar, nella zona orientale dell'Arabia Saudita, che è fuggita all'estero dopo essersi convertita al cristianesimo.

La richiesta è stata avanzata dal legale della famiglia, Humood Al-Khaldi, secondo il quale la donna è riuscita a espatriare grazie alla complicità di qualcuno dell'Ufficio passaporti di Al-Kharj.

La vicenda, venuta alla luce l'estate scorsa, riguarda una donna che lavora in banca o in una assicurazione e incontra il cristianesimo attraverso il suo responsabile di nazionalità libanese e un collega saudita. Per alcuni mesi i tre si vedono di nascosto finché la giovane si innamora del libanese che le regala dei libri sul cristianesimo e la invita a seguire le chat room religiose. La donna si converte e decide di fuggire in Libano aiutata dai due uomini. Il padre ne denuncia la scomparsa e la polizia ferma e arresta i due uomini, che sono ancora detenuti e dovrebbero andare a processo entro una decina di giorni. L'accusa è di aver cercato di convertirla, abbandonando l'islam, e di averla aiutata a uscire dal Paese.

Ora, secondo Al-Khaldi, ci sarebbe un altro "complice", un funzionario dell'Ufficio passaporti di Al-Kharj, che ha concesso alla donna il documento per l'espatrio sulla base di una dichiarazione firmata dal padre della giovane.

Ma, sostiene l'avvocato, la donna è sposata e per la legge saudita, solo il marito può darle il permesso di uscire dal Paese. A provare i sospetti egli porta il fatto che il documento è stato rilasciato dall'ufficio di Al-Kharj e non da quello di Al-Khobar, dove ella viveva.

Ulteriore punto controverso della storia è l'atteggiamento della donna. Secondo la famiglia, sarebbe pentita e non torna per timore della punizione che l'aspetta. Per convincerla a rientrare, la famiglia ha scritto un documento dove si impegnano a non farle del male. Tuttavia, vi sarebbe un'altra lettera in cui la giovane difende la sua nuova fede, affermando che la Chiesa è la sua sola dimora.

 

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