Vola l’economia cinese, ma anche l’inflazione
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Prodotto interno lordo cinese cresce del 9,7% nel primo trimestre 2011, maggiore del previsto 9,5%, secondo i dati comunicati oggi dall’Ufficio nazionale di statistiche. Ma vola anche l’inflazione con un inaspettato +5,4% a marzo, aumento record dal luglio 2008. I leader cinesi intervengono per assicurare tempestive misure correttive.
Gli economisti sono preoccupati per il perdurare e l’espandersi dell’inflazione, segno che gli interventi del governo non sono stati sufficienti. La centrale Banca di Cina ha aumentato il costo del denaro 4 volte da ottobre, per diminuire finanziamenti e denaro circolante. Molti prevedono che la crescita dei prezzi rimarrà alta anche nel 2° trimestre. Inoltre gli aumenti di prezzo sono stati assai maggiori in settori chiave come gli alimenti (+11,7% per i prodotti agricoli), che colpiscono in modo diretto i redditi delle famiglie medie, le più esposte al problema. La pressione inflattiva è stata pure accresciuta dai forti aumenti del prezzo del petrolio.
I leader sono intervenuti per assicurare la pronta adozione di misure adeguate. Il premier Wen Jiabao, parlando in un recente consiglio di Gabinetto, ha garantito che sarà usato “ogni mezzo per stabilizzare i prezzi, principale priorità dei nostri controlli economici quest’anno e anche il nostro primo compito”. Pechino da tempo dice che molti aumenti di prezzo, specie in generi come gli alimenti, sono conseguenza di fenomeni speculativi e ha più volte comunicata l’istituzione di migliori controlli per impedire le speculazioni. E’ un dato di fatto che i prezzi degli alimenti hanno proseguito la corsa. Wen ha pure previsto un maggior controllo sui prezzi degli immobili.
Il presidente Hu Jintao, parlando in un forum economico sull’isola Hainan, ha garantito che “nei prossimi 5 anni la Cina farà un grande sforzo per aumentare la domanda interna, soprattutto il consumo interno” e per “promuovere un fondamentale bilanciamento del nostro commercio”, prevedendo maggiore importazione di prodotti esteri.
Pechino da tempo indica che vuole rendere la sua economia meno dipendente dalle esportazioni, accrescendo i consumi interni. Nel primo trimestre, i consumi interni hanno contribuito per il 5,9% alla crescita dell’economia, mentre gli investimenti per il 4,3%.
Esperti ritengono che Pechino dovrà consentire un maggior apprezzamento dello yuan, per diminuire i costi dei prodotti importati. Nel primo trimestre 2011 la Cina ha anche registrato un disavanzo negativo di 1,02 miliardi di dollari negli scambi commerciali con l’estero, per la prima volta da 7 anni. Secondo l’Amministrazione dogane, le importazioni nel periodo sono cresciute del 32,6% a 400,66 miliardi di yuan (61 miliardi di dollari), mentre l’export è salito “solo” del 26,5% (399,64 miliardi di yuan). Negli scorsi giorni lo yuan ha raggiunto il valore record di 6,53 sul dollaro, andamento che ha contribuito ad aumentare le importazioni e a frenare la crescita dei prezzi interni. Wen ha anche spiegato che lo yuan sarà reso “più flessibile” per contrastare l’inflazione portata dai prodotti importati.
Non mancano le critiche. Il plurimiliardario George Soros nei giorni scorsi ha commentato che la scelta di Pechino di tenere lo yuan debole ha fatto andare l’inflazione “fuori controllo” e sta causando gravi danni per le conseguenze sui salari.