Vittime del ciclone messe ai lavori forzati dall’esercito birmano
Il battaglione di artiglieria n° 270, di base sull’isola Kyunt Thaya, ha formato 26 piccoli gruppi di dieci abitanti ciascuno, e li ha costretti a lavorare in diversi siti. Altre persone sono impiegate nella ricostruzione di piste di elicotteri, percorsi di collegamento per l’esercito, e caserme. Uno dei residenti ha dichiarato: “Siamo stati costretti dall’esercito a trasportare pietre e terra da un luogo lontano per la ristrutturazione dei serbatoi”, e aggiunge “Abbiamo dovuto ricostruire tre campi d’atterraggio di elicotteri due settimane fa, prima dell’arrivo del primo ministro Thein Sein. Abbiamo lavorato lì per dieci giorni, dall’alba al tramonto senza essere pagati”.
Molti abitanti del villaggio non sono stati in grado di riparare le proprie case e barche da pesca danneggiate dal ciclone, perché impegnati nella ricostruzione di altri siti. Uno di loro ha dichiarato: “Ora viviamo in capanne costruite con foglie di palma perché non abbiamo soldi né materiale per riparare le nostre case. L’Unicef ci ha mandato dei teli di plastica larghi soltanto cinque metri quadrati. Il governo ci ha consegnato del riso solo due volte dopo il ciclone, ma in quantità piccole non sufficienti al sostentamento quotidiano”.
Il villaggio di Kyunt Thaya è tra le zone più colpite dal ciclone nello stato di Arakan. Ciononostante, gli abitanti non hanno ricevuto aiuti dalle Ong internazionali, né da gruppi locali di assistenza sociale. Le organizzazioni umanitarie non riescono a raggiungere la zona perché il battaglione n° 270 controlla l’area e impedisce l’accesso. Nel villaggio, almeno 400 abitazioni su 500 sono state distrutte dal ciclone Giri.