Vicario d’Arabia: il 2 ottobre messe e preghiere di ringraziamento per p. Tom
Mons. Hinder ha indetto per la festa degli Angeli custodi una giornata di celebrazioni per il rilascio “inaspettato” del salesiano indiano. Egli è stato “protetto in modo speciale” per tutta la durata del suo sequestro. Quanti non potranno partecipare alle messe “pregheranno nelle loro abitazioni”. Ora serve mantenere “un basso profilo”.
Abu Dhabi (AsiaNews) - Per tutta la durata del sequestro “i fedeli del vicariato si sono impegnati partecipando alle messe e con la preghiera” per chiedere la liberazione di p. Tom Uzhunnalil, il salesiano indiano rapito in Yemen nel marzo 2016. Per questo, dopo la sua liberazione avvenuta il 12 settembre scorso, “pensiamo sia giusto dedicare una giornata di ringraziamento” che abbraccia tutto il territorio. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), presentando il “Day of Thanksgiving” organizzato dal vicariato per festeggiare il rilascio “inaspettato” del sacerdote dopo oltre 18 mesi.
“Un modo per ringraziare - aggiunge il prelato - non solo le Ong e i governi che hanno contribuito, ma soprattutto Dio che lo ha vegliato e protetto”.
La giornata di ringraziamento e preghiera si terrà il prossimo 2 ottobre, in concomitanza con la festa degli Angeli custodi e coinvolgerà tutte le parrocchie del vicariato con messe, ore di adorazione e preghiera. Quanti non potranno partecipare alle messe “perché si tratta pur sempre di una giornata lavorativa”, sottolinea mons. Hinder, “terranno momenti di preghiera nelle loro abitazioni”. “ Ho scelto proprio il giorno dedicato all’angelo custode - aggiunge - perché p. Tom è stato protetto in modo in modo speciale in una situazione davvero difficile”.
P. Tom era stato rapito il 4 marzo 2016 nella casa per anziani delle suore di Madre Teresa ad Aden. Nell'attacco di probabili qaedisti, sono state uccise quattro suore e altre 12 persone. Il 57enne salesiano indiano è nato a Ramapuram, vicino a Pala (Kottayam, Kerala), da una famiglia profondamente cattolica. Suo zio Matteo, morto nel 2015, anch’egli salesiano, è il fondatore della missione in Yemen.
Al momento del sequestro p. Tom si trovava in Yemen da quattro anni. Pe la sua liberazione è stato decisivo il ruolo da mediatore svolto dall’Oman, che ha ricevuto nelle ore successive anche il plauso e il ringraziamento della Santa Sede. E proprio in Vaticano a due giorni di distanza dal rilascio p. Tom ha potuto incontrare e abbracciare papa Francesco.
Sottolineando una volta di più il ruolo “di mediazione” dell’Oman nel rilascio di p. Tom, grazie alla sua posizione “relativamente neutra” fra i diversi “gruppi e tendenze dentro il mondo musulmano”, mons. Hinder parla di una “liberazione che è stata un sollievo per tutti”. “I rapitori - prosegue il prelato - si sono presi cura di lui, dandogli le medicine necessarie per il diabete. Questo mostra che non avevano intenzione di ucciderlo, anche se erano pur sempre pronti a tutto”.
Il sacerdote, aggiunge, “si è sempre sentito nelle mani di Dio e non ha avuto paura. Sono convinto che sia stata la sua fede profonda ad aiutarlo, una fede che può aver impressionato i suoi stessi rapitori, questo non possiamo escluderlo. Egli è un uomo davvero equilibrato”.
Per il vicario apostolico i cristiani di tutta la regione “parteciperanno in modo massiccio alle celebrazioni, tanti lo faranno anche privatamente. In questi mesi molti fedeli mi hanno confessato di digiuni e preghiere fatti proprio con la speciale intenzione di chiederne il rilascio”. Siamo tutti molto più sollevati, conclude il prelato, che invita però a mantenere “un basso profilo” come è “nella natura e nell’animo dello stesso p. Tom”, perché questo “è il modo più efficace per svolgere la nostra missione in questa terra”.(DS)
12/09/2017 12:41