Vicario d'Arabia: centri estivi negli Emirati e Oman, volto vivo della Chiesa nel Golfo
Duemila bambini hanno aderito all'iniziativa voluta dal vicariato. Un'occasione per giocare, imparare e crescere nella fede. Fondamentale la condivisione di esperienze in una realtà migrante, realizzazione di una Chiesa in cammino e sinodale. Mons. Martinelli: “Avete sperimentare la gratuità della vita”.
Abu Dhabi (AsiaNews) - “Il Centro estivo è stata davvero un'esperienza meravigliosa. Mi sono piaciuti tutti i giochi divertenti, le uscite e soprattutto le sessioni di formazione della fede che mi hanno aiutato ad avvicinarmi a Gesù”. Sono parole di Christine, una giovane partecipante al campo di Ruwi, parrocchia di Mascate, in Oman. “È una benedizione avere questa opportunità per i nostri bambini di imparare e crescere in Gesù e nella Chiesa. I miei figli si sono divertiti molto”. Felice anche una madre di Ras Al Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti (Eau), che parla di momenti memorabili di gioia e formazione spirituale.
Figli, genitori, anche gli stessi volontari plaudono alle iniziative legate ai Campi estivi promossi dal Vicariato dell'Arabia meridionale (Eau, Yemen e Oman), cui hanno aderito migliaia di bambini e giovani del Golfo. Di “esperienza gratificante” parla l'educatore volontario Ansgar, di Ruwi-Muscat, mentre un altro di Ras Al Khaimah si è persino preso un congedo dal lavoro per vivere questa esperienza: “Il loro amore, sorriso e cuore allegro - afferma - mi hanno insegnato molto".
I campi estivi nelle parrocchie degli Emirati e in Oman rappresentano un evento di fondamentale importanza nella regione del Golfo, sia per il clima che per la situazione economica delle famiglie in larghissima maggioranza costituire da migranti. Per quest'anno sono circa 2mila i bambini che hanno aderito all'iniziativa, resa possibile anche dalla dedizione dei sacerdoti locali, di alcuni venuti a sostegno e di centinaia di volontari. Anche lo stesso vicario mons. Paolo Martinelli ha voluto visitare e vedere con i propri occhi le attività promosse dalle varie parrocchie.
Durante le vacanze estive, quando l'anno scolastico e il catechismo sono terminati ma i genitori devono lavorare o non si possono permettere viaggi e vacanze, e il clima è torrido, le parrocchie hanno promosso campi di durata variabile fra sette e 30 giorni, per bambini e adolescenti. E con varie finalità: mantenerli attivi a livello spirituale con preghiere, canzoni, insegnamenti, giochi sulla fede e liturgia; sul piano fisico, con sport e gite; creativo, con arti e mestieri, giochi e concorsi di talenti; infine sul piano sociale, permettendo loro di incontrare gli amici e farne di nuovi.
I fattori positivi non valgono sono per famiglie, educatori, bambini e volontari, ma vanno a tutto vantaggio anche delle stesse parrocchie e della vita di comunità. In questo senso assume un significato profondo la condivisione di una esperienza per persone che vivono al di fuori dei Paesi di origine e, come migranti, si trovano ad affrontare realtà nuove. Ecco che questa esperienza diventa occasione di comunione fra gruppi linguistici e riti diversi. Il cappuccino p. Chito, parroco ad Abu Dhabi, manifesta la sua “gioia nel vedere bambini di diverse nazionalità godere dell'amicizia che hanno stabilito durante il campo”. La realizzazione della Chiesa migrante e sinodale, aggiunge, “è visibile nella vita dei bambini che camminano insieme, imparano gli uni dagli altri, apprezzano e accettano le loro differenze, uniti in un'unica fede che costruisce una cultura di vita armoniosa”.
Nei giorni scorsi mons. Martinelli ha inviato una lettera ai volontari che hanno partecipato o stanno ancora seguendo i campi estivi nelle diverse parrocchie, alcuni dei quali li ha anche incontrati sia negli Emirati Arabi Uniti (Eau) che in Oman. “Dopo un anno di studi o di lavoro - scrive - invece di andare in vacanza, avete voluto dedicare il vostro tempo ai bambini che frequentano la parrocchia” e “non per un giorno o due, ma per almeno tre settimane”. Siete al tempo stesso “normali” e “straordinari” sottolineando rivolgendosi ai giovani, per “il vostro impegno e testimonianza”. “Avete sperimentato la gioia di dare la propria vita per gli altri, per i più piccoli” aggiunge il prelato, e “in questo modo avete seguito Gesù, lo avete imitato”. “Avete sperimentato la gratuità della vita” conclude, che è “dono prezioso di Dio” ma “appagata solo quando a turno la diamo” oltre a essere una “chiamata all'amore” e “una vocazione all'amicizia con Gesù e al dono di se stessi agli altri”.
In risposta, un gruppi di volontari, legati alla parrocchia dei santi Pietro e Paolo a Ruwi, in Oman, ha scritto una lettera a mons. Martinelli elogiando l'esperienza. “Portando ciascuno le proprie esperienze, la motivazione che ci anima - affermano - è sempre quella di dare ai bambini un momento di divertimento, gioia e fede. Anche se, dobbiamo ammettere, lo facciamo anche un po' per la nostra gioia e il nostro divertimento”. “Tuttavia, con la tua lettera - osservano i giovani - ci siamo resi conto che il volontariato per il campo estivo è molto più che presentarsi e fare un lavoro. Per la prima volta lo abbiamo guardato come esperienza della Parola di Dio. Ora possiamo vedere che anche se il campo estivo è stato impegnativo, la gioia che abbiamo sperimentato e continuiamo a vivere è indescrivibile, ed è esattamente - concludono - ciò che significa seguire il Signore”.