11/04/2023, 10.33
TURCHIA
Invia ad un amico

Vicario d’Anatolia: la Pasqua fra i terremotati di Antiochia un ‘segno di speranza’

Mons. Bizzeti ha celebrato la messa della domenica con p. Antuan Ilgıt e una ottantina di fedeli nella grotta della chiesa di san Pietro. Presenti cristiani locali, volontari e dignitari fra i quali l’ambasciatore coreano. Un momento di “conforto” per la comunità colpita dal sisma. Come le donne del passo del Vangelo non si deve perdere “il coraggio”.

Hatay (AsiaNews) - Una celebrazione “bellissima” che ha unito “i cristiani rimasti, i volontari venuti ad aiutare nell’emergenza terremoto e alcuni stranieri” fra i quali vi era “l’ambasciatore coreano in Turchia. Un momento molto emozionante”. Così mons. Paolo Bizzeti, vicario d’Anatolia, racconta ad AsiaNews la messa della domenica di Pasqua celebrata nella grotta della chiesa di san Pietro ad Antiochia, cuore della devastazione causata dal sisma del 6 febbraio. Una città che, ancora oggi a distanza di oltre due mesi, porta impressi in ogni via, in ogni angolo, in ogni piazza i segni della distruzione. “Siamo molto grati e riconoscenti - prosegue il prelato - alle autorità turche, che ci hanno concesso di celebrare. Questo momento rappresenta un segno di speranza, anche e soprattutto per la comunità locale”. 

I cristiani della provincia di Hatay hanno sperato a lungo nel periodo che ha preceduto la Pasqua di poter celebrare la festa pur fra molte difficoltà, non ultima quella di ottenere i permessi in un contesto che è ancora di profonda devastazione e macerie ovunque. La grotta in cui sorge il luogo di culto si trova sul monte Silpio, che domina la città, e proprio “dalla terrazza” della chiesa, racconta mons. Bizzeti, è possibile osservare “le rovine” conseguenza del sisma. “Abbiamo potuto celebrare - prosegue - secondo il passo del Vangelo di Matteo (Mt 28, 2) della domenica di Pasqua, in cui le donne fanno l’esperienza del terremoto” e al di sopra vi è “l’Angelo del Signore: anche noi abbiamo avuto questa esperienza” che “racchiude ed esalta” la metafora evangelica.  

Una emittente locale ha ripreso la funzione, cui hanno partecipato circa 80 persone, permettendone una più ampia diffusione e condivisione. La polizia e i responsabili della struttura che “oggi è un museo - precisa il vicario - sono stati molto collaborativi” consentendo alla comunità (1.200 famiglie prima del sisma, circa 6mila persone) di “vivere un momento di pace e fraternità”. “Vi era un clima positivo, per i locali è stato un momento di grande conforto” sottolinea il prelato, giunto assieme ad alcuni fedeli con un pullman da Iskenderun. “I cristiani - prosegue - ci hanno accolto con calore. Del resto la stessa Antiochia ha subito altri terremoti nel corso della sua storia, non è la prima volta, e anche questo è un segno di continuità” e di un cammino che non si interrompe e riparte. 

A celebrare la messa vi era anche p. Antuan Ilgıt, gesuita e cancelliere vescovile del vicariato apostolico dell’Anatolia, il quale ha pronunciato l’omelia ricordando che la sfida è mantenere viva la speranza, guardando nel giorno di Pasqua al Cristo risorto. Come le donne che “non perdono il coraggio” e “non si arrendono di fronte alla disperazione della morte” ha sottolineato il sacerdote richiamando il passo evangelico, così noi “abbiamo molto da imparare” da loro per “sensibilità, fede e determinazione”. Le pietre del pregiudizio, della condanna, della gelosia, della calunnia e dell’ostilità “mandano in frantumi nel nostre comunità” osserva il sacerdote, il quale invita ad andare a vedere “quel luogo della morte” che è oggi parte della Turchia colpita dal terremoto “per cercare Gesù. Dobbiamo ricominciare la ricerca del Signore - conclude p. Antuan - da quella tomba e iniziare con un cuore umile, non con orgoglio e arroganza”.

Intanto ad Antiochia è ancora piena emergenza, con “centinaia di camion che trasportano macerie, creando nugole di polvere terribili” racconta mons. Bizzeti, che parla di città ancora “invivibile: si stanno moltiplicando le baraccopoli e le tendopoli. Anche sulle colline a ovest, che ho visitato di persona, sono moltissime le case danneggiate, una devastazione inimmaginabile. I danni sono consistenti anche nelle campagne, dove i crolli sono stati favoriti dalla precarietà delle costruzioni”. In tema di aiuti, prosegue il prelato, “abbiamo ancora scorte e beni di prima necessità, il vero problema è quello abitativo: il governo ha imposto il blocco alle costruzioni per almeno un anno ad Antiochia, dove ci saranno solo tende. Speriamo - auspica - che non impieghino troppo tempo nella stesura del piano urbanistico”. Col passare dei mesi emergono problemi strutturali e diventa fondamentale “ripensare” la città: “Auspico - conclude il vicario d’Anatolia - che quanto successo sia occasione per compiere una indagine archeologica fra le case crollate, dove potrebbero emergere rovine antiche e reperti interessanti per poter rilanciare, in futuro, il turismo nella regione”. 

A SOSTEGNO DELLE INIZIATIVE PER LE VITTIME DEL TERREMOTO REALIZZATE DAL VICARIATO APOSTOLICO DELL'ANATOLIA E DALLA CUSTODIA DI TERRA SANTA LA FONDAZIONE PIME HA APERTO UNA RACCOLTA FONDI. CLICCA QUI PER CONOSCERE LE SUE MODALITA' E PER CONTRIBUIRE.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Iskenderun, mons. Bizzeti e i volontari di Amo: Pasqua di ‘condivisione’ coi terremotati
03/04/2023 13:13
Ilo: dal sisma impatto devastante sul mercato del lavoro turco e siriano
29/03/2023 10:50
Mons. Bizzeti: Antiochia è una città post-atomica. Sisma e migranti, risposte comuni
27/02/2023 10:51
Vicario d’Anatolia: non silenzio, ma solidarietà nella ‘tragedia del terremoto’
20/02/2023 13:03
Provinciale gesuiti: dalla guerra al terremoto, Aleppo città ‘traumatizzata’
17/02/2023 10:24


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”