Vescovo thai: Al Sinodo l’esperienza dei matrimoni misti fra cristiani e buddisti
Città del Vaticano (AsiaNews) - A seguire i media si ha talvolta l’impressione che a farla da padrone in questo Sinodo sulla missione della famiglia siano le Chiese d’occidente e che i problemi siano solo quelli della comunione ai divorziati risposati e il riconoscimento delle coppie gay. Secondo il vescovo di Chanthaburi, mons. Silvio Siripong Charatsri, il Sinodo è un luogo dove si condividono le esperienze che vengono da tutto il mondo. Mons. Siripong è un giovane vescovo di 56 anni, messo a capo di una piccola Chiesa, che conta circa 37mila fedeli su una popolazione di 4,5 milioni (lo 0.8%). Egli rappresenta la Chiesa thailandese, che è lo 0,4% della popolazione thai. Eppure anche questa Chiesa offre la sua esperienza al Sinodo: la cura per i matrimoni misti, in generale occasione di comprensione, di rispetto e convivenza; l’importanza della catechesi per prepararsi al matrimonio; l’urgenza di portare l’educazione sessuale nelle scuole che si distacchi da quella proposta nelle scuole statali focalizzata solo sulla contraccezione e non sulla positività del rapporto uomo-donna. Ecco l’intervista che mons. Silvio Siripong Charatsri ci ha rilasciato (BC)
Eccellenza, cosa le sta dando il Sinodo?
Questa è la prima volta che partecipo a un Sinodo: è bello condividere coi vescovi di tutto il mondo le proprie esperienze. Anche il tema è importante: nel mondo la famiglia vive una situazione difficile. Ormai nella società si sfida apertamente l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio.
Abbiamo parlato di questo nell’assemblea generale. Poi vi è stata l’esperienza dei circoli minori in cui possiamo condividere di più problemi, esperienze e prospettive. È un’esperienza molto positiva.
E la Chiesa thai cosa sta offrendo al Sinodo?
Proprio essendo una Chiesa piccola, i nostri fedeli hanno esperienza di cosa significa sposarsi fra partner di religione diversa. I matrimoni misti non sono ostacolati: sono una condizione molto comune. I cattolici in Thailandia sono molto pochi e quindi quasi sempre finiscono per sposare un buddista o una buddista. Sono misti almeno il 90% dei matrimoni.
In generale sono esperienze più positive che negative. Permettono di conoscersi l’un l’altro e di convivere. E la coppia e la famiglia vivono in modo pacifico.
Qualche volta ci sono difficoltà. Se il non cattolico non capisce e non conosce la fede cattolica, si mostra infedele, andando con tante donne, o scivola nella fornicazione, usando la donna come un oggetto, allora ci sono problemi. Ma nella maggior parte dei casi ci si conosce e ci si rispetta.
Vede già prospettive di impegno per il futuro?
Per affrontare di più le sfide che ci riserva la società, abbiamo deciso di diffondere nelle nostre scuole dei corsi di educazione sessuale qualificata per tutti, cristiani e non. Nelle scuole statali l’educazione sessuale è concentrata solo sulla contraccezione e su come non rimanere incinta. Invece è importante dare un senso al corpo, una teologia del corpo, del dono, ecc…
Un’altra cosa da potenziare è la catechesi per far comprendere il matrimonio cristiano alla parte buddista, ma anche a quella cristiana! Da noi finora le coppie vanno a visitare il parroco solo tre volte: la prima per firmare le carte in preparazione al matrimonio; la seconda per la catechesi; la terza per fare le prove della cerimonia… È un po’ troppo poco.
Se in seguito la coppia fa fatica e soffre, diverse volte sono costretto a dare l’annullamento del matrimonio perché le due parti si sono sposate senza davvero conoscere cosa sia la grazia del matrimonio cristiano.