Vescovo siriano: nei raid dell’esercito turco muore un popolo innocente
Il siro-ortodosso mar Maurice Amsih accusa le “forze di occupazione” che colpiscono una comunità “innocente”. Nei raid degli ultimi giorni, accusa, morti almeno 10 civili, decine i feriti e gravi danni materiali. Il ministro turco della Difesa conferma le operazioni oltreconfine per l’uccisione di soldati. Sdf: nel 2023 quasi 800 attacchi dall’esercito di Ankara.
Aleppo (AsiaNews) - “Le forze di occupazione turche continuano a colpire il nostro popolo”. È il grido di allarme lanciato dall’arcivescovo siro-ortodosso di Jazira ed Eufrate mar Maurice Amsih, un territorio che comprende le province di Hassaké e Deir-El-Zor, nei pressi del confine turco, commentando l’escalation militare dei giorni scorsi nel nord-est della Siria. Per il religioso è una palese “violazione” delle “convenzioni” e degli ”standard religiosi e umanitari” internazionali. Le sue parole riflettono quanto denunciato da fonti locali secondo cui, dal 23 dicembre scorso, l’esercito turco ha intensificato gli attacchi in una regione a lungo contesa e teatro di intensi combattimenti. Nelle violenze degli ultimi giorni sono morti almeno 10 civili, decine i feriti e numerose le perdite e i danni materiali a proprietà, installazioni e infrastrutture viarie.
In merito ai bombardamenti turchi di cui la regione è stata testimone, il vescovo siro-ortodosso riferisce che “quest’anno è diverso dai precedenti, a causa delle guerre in corso in tutto il mondo che prendono di mira i popoli di tutte le etnie. Sono conflitti privi di umanità e che violano le carte e i trattati internazionali” volti a “proteggere l’umanità”. Mar Maurice Amsih afferma che “colpiscono tutte le componenti, senza distinzione”. La forza di “occupazione” turca, prosegue, continua a bombardare il nord e l’est, prendendo di mira in modo “casuale” molteplici obiettivi: officine, fabbriche, istituzioni economiche e ospedali “per distruggere fonti di vita della regione”.
L’ultima ondata di violenze rappresenta per l’alto esponente ecclesiastico una “nuova tragedia” che si “aggiunge” alle altre che hanno colpito i siriani negli ultimi anni. “La Turchia - avverte nell’intervista ad Hawar News Agency rilanciata da Aina - non ha fermato i suoi attacchi brutali”, al contrario li ha “intensificati” nei giorni di Natale. “La tragedia del popolo siriano è grande, e la Turchia non conosce umanità”. Speriamo che il nuovo anno appena iniziato, conclude il vescovo, possa portare “sicurezza e pace in tutta la Siria”. A sostegno dell’allarme vi sono i numeri: di recente la Turchia ha colpito 71 siti legati a gruppi curdi in Siria e Nord Iraq, per rappresaglia - secondo la versione di Ankara - per la morte di 12 soldati turchi in Iraq, uccisi nel corso di combattimenti con miliziani curdi del Pkk. “Il nostro dolore è grande, ma la nostra determinazione - ha dichiarato su X il ministro della Difesa Yasar Guler - è totale. Abbiamo vendicato [la morte] dei nostri preziosi figli e continueremo a farlo”.
Da tempo i curdi in Siria e Iraq sono sotto il fuoco incrociato di Iran e Turchia, che a colpi di missili e droni hanno causato vittime e gravi danni alle infrastrutture in aree già in passato oggetto di pesanti bombardamenti e offensive militari. Teheran concentra le operazioni nel Kurdistan iracheno, dove ritiene vi siano basi della resistenza curda ed esponenti legati all’opposizione. Una repressione inasprita all’indomani della morte della 22enne curda Mahsa Amini nel settembre 2022. Al contempo Ankara ha impresso un’accelerata alle operazioni oltreconfine, considerando la zona curdo-siriana quella di origine della cellula del Pkk (e Ypg) che ha colpito il 13 novembre dello scorso anno nell’attentato a Istanbul, causando sei morti e decine di feriti.
Secondo un bilancio delle Forze democratiche siriane (Sdf) nel 2023 la Turchia ha effettuato 798 attacchi in aree sotto il controllo del gruppo combattente tra cui 103 con droni e aerei, colpendo 74 strutture civili e infrastrutture legate al petrolio. Inoltre, Ankara e le forze a essa legate hanno effettuato 578 operazioni con armi pesanti (compresa l’artiglieria) e 25 attacchi con armi leggere e cecchini. Inoltre, hanno lanciato due attacchi con ordigni esplosivi improvvisati e mine antiuomo. Inoltre, l’Sdf ha comunicato che 173 dei suoi combattenti sono stati uccisi in attacchi da parte di gruppi turchi, dello Stato islamico (Si, ex Isis) e del governo siriano, con probabile riferimento ai combattenti tribali sostenuti da Damasco a Deir ez-Zor.
Il bilancio parla infine di almeno 39 civili uccisi, fra i cui vi sono anche 11 bambini.
31/08/2021 11:10
08/09/2016 13:12