Vescovo indiano: Per salvare le bambine dagli aborti selettivi, educhiamo le coscienze
New Delhi (AsiaNews) - In 70 villaggi dell'India da anni non nascono bambine. Ogni giorno nel Paese 2mila ragazze vengono uccise. In media ogni 1.000 maschi nascono solo 914 femmine. Questi numeri sono la conseguenza pratica di piaghe come gli aborti selettivi femminili e di una diffusa discriminazione nei confronti delle donne del subcontinente. Come sottolinea ad AsiaNews mons. Jacob Mar Barnabas, presidente dell'Ufficio per le donne della Conferenza episcopale dell'India (Cbci), "da sempre la Chiesa cattolica è in prima linea nella lotta contro questi fenomeni". Tuttavia, aggiunge, "anche le autorità indiane sembrano essersi accorte del problema e vogliono fare la loro parte".
Ieri la Corte suprema dell'India ha ordinato a Google, Yahoo e Microsoft di bloccare le pubblicità sui test prenatali per scoprire il sesso del feto. Nel Paese asiatico il Pre-conception and Pre-Natal Diagnostic Techniques (Prohibition of Sex Selection) Act 1994 rende illegale l'uso di particolari esami per determinare il sesso del feto. Tuttavia, la norma è ampiamente disattesa da medici conniventi e da coppie che vogliono avere un figlio maschio.
Per il momento, i colossi digitali hanno risposto spiegando che le loro pubblicità non violano le leggi indiane.
Il 23 gennaio scorso, il Primo ministro Narendra Modi ha lanciato due "programmi gemelli", Beti bachao, beti padhao ("Salva la bambina, educa la bambina") e Sukanya Samriddhi account ("Schema per la prosperità della bambina"). Il primo ha l'obiettivo di sensibilizzare la popolazione sul valore delle piccole e di migliorare i servizi di welfare dedicati alle donne. Il secondo è un sistema di conti bancari a tassi agevolati che un genitore o un tutore legale può aprire e intestare a nome di una bambina prima del compimento dei 10 anni di età.
In linea generale, sottolinea ad AsiaNews mons. Barnabas, la mossa di Modi "è positiva. Se alle sue spalle c'è una ragione politica o di altra natura non possiamo saperlo, ma se rappresenterà qualcosa che favorirà l'emancipazione e la valorizzazione delle donne, allora sarà senz'altro qualcosa di positivo".
Secondo il presule il problema di fondo è che "la società indiana è maschilista. Tutti considerano l'uomo una fonte di guadagno e l'arrivo di un figlio maschio un segno positivo, di vitalità ed energia. I test per la determinazione del sesso permettono a questi fenomeni di dilagare, ma nel nostro contesto anche altri fattori hanno il loro peso. Penso alla povertà dilagante, così come il sistema della dote: una realtà di cui nessuno parla, che non viene accettata apertamente, ma che invece è molto diffusa".
Per queste ragioni, spiega mons. Barnabas, "il problema si è acutizzato. Per combatterlo, c'è bisogno di tre cose: educare, forgiare le coscienze e avere un approccio a tutto tondo. L'India è un Paese benedetto da un contesto multi-religioso, multi-linguistico e multi-culturale. Ma questa varietà, insieme al difficile contesto economico, rende difficile trovare una soluzione univoca".
Da parte sua, "la Conferenza episcopale cerca da sempre di affrontare il problema da più angolazioni. Noi cerchiamo di aiutare tutte le donne indiane, non solo quelle cattoliche, ad avere coscienza di sé e a emanciparsi, affinché la società comprenda il vero valore di una bambina. È un cammino lungo, ma stiamo migliorando".
11/10/2019 12:13