Vescovo indiano: Aiutate i 400mila profughi dell’Assam
Bongaigaon (AsiaNews) - Serve "un aiuto economico" per "sostenere e riabilitare" le vittime delle violenze tra tribali Bodo e settlers musulmani, che a luglio hanno insanguinato l'Assam. Attraverso AsiaNews, mons. Thomas Pulloppilil, vescovo di Bongaigaon, lancia un appello a vescovi, superiori religiosi e uomini di buona volontà dell'India. "Le violenze - sottolinea il prelato - hanno causato 90 morti e più di 400mila profughi. È il più grande esodo interno mai avvenuto dopo l'indipendenza dell'India".
Le rivolte sono esplose nella notte tra il 21 e il 22 luglio scorsi, quando uomini armati non identificati hanno ucciso quattro giovani nel distretto di Kokrajhar, area popolata da Bodo. Secondo le ricostruzioni della polizia, per vendetta alcuni tribali avrebbero attaccato dei musulmani, sospettandoli di essere i responsabili dell'uccisione. Le violenze sono esplose poi in modo incontrollabile, con gruppi diversi che hanno dato fuoco ad auto, case e scuole, sparando contro persone e in luoghi affollati.
Mons. Pulloppilil racconta: "Ho visitato personalmente le aree colpite, perché appartengono alla mia diocesi. Attraverso i nostri gruppi diocesani - la Bongaigaon Gena Seva Society e l'Inter Church Peace Mission (Icpm) - e con l'aiuto di alcune ong abbiamo portato riso, sale, cibo per bambini, zanzariere e utensili da cucina ai profughi". Inoltre, aggiunge, "abbiamo organizzato numerosi incontri tra leader Bodo e islamici, per cercare di ristabilire un rapporto pacifico". I gruppi di soccorso hanno prestato particolare attenzione alle cure igienico-sanitarie, per prevenire la diffusione di malattie.
Per il momento, non tutti gli sfollati - sia tribali che musulmani - hanno trovato una sistemazione alternativa ai campi profughi. Secondo le informazioni disponibili, almeno 150mila persone affollano 163 tendopoli, nei distretti assamesi di Bongaigaon, Chirag, Kokrajhar e Dhubri.
Oltre alla sopravvivenza quotidiana, una nuova minaccia si staglia all'orizzonte. "Ora che sta arrivando l'inverno - spiega il prelato - la vita nei campi diventerà molto, molto più difficile. I profughi hanno bisogno di coperte, lenzuola, abiti pesanti. C'è bisogno di case complete di tutti i servizi; strumenti agricoli; buoi per l'aratura; materiale scolastico per i bambini. Al momento, stiamo allestendo delle 'balwadis' (scuole materne) per permettere ai più piccoli di studiare".