Vescovo di Tripoli: bombe e armi sono inutili e dividono il Paese. Trovate un modo per dialogare con Gheddafi
Al via oggi a Mosca l’incontro fra Unione Africana e Russia per trovare una soluzione pacifica alla crisi libica. In centinaia di migliaia manifestano a favore di Gheddafi a Tripoli e in altre città del Paese. Sbagliato il sostegno militare ed economico ai ribelli di Bengasi.
Tripoli (AsiaNews) – “Niente è cambiato dopo oltre cento giorni di raid aerei. Le bombe e la guerra sono inutili. Niente cambierà in futuro se si continuerà su questa strada. Per non dividere la Libia occorre una forma di dialogo che includa anche Gheddafi e i suoi sostenitori”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giovanni Martinelli, Vicario apostolico di Tripoli, in merito all’incontro fra Unione Africana (Ua), Russia e Paesi Nato in corso oggi a Mosca. Secondo il prelato il Gruppo di contatto per la crisi in Libia deve mirare a riportare l’unità nel Paese. “Se manca questa prospettiva – afferma – non ci sarà mai pace”.
Dall’inizio dell’operazione Nato in Libia, Russia e rappresentanti dell’Unione africana lavorano per una soluzione diplomatica della crisi. Oggi, Jacob Zuma, presidente del Sudafrica e rappresentante dell’Ua, presenterà al Gruppo internazionale di contatto sulla Libia un nuovo piano per trovare un accordo fra Gheddafi e Consiglio di transizione libico.
Mons. Martinelli sottolinea che nel Paese vi sono ancora molti sostenitori del rais, che criticano l’atteggiamento a senso unico della comunità internazionale a favore dei ribelli di Bengasi. Ieri, anche la Turchia ha riconosciuto il Consiglio di transizione libico, promettendo finanziamenti per oltre 200 milioni di dollari. “Il 2 luglio scorso – afferma il vescovo - centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a Tripoli e in altre città della Libia per sostenere Gheddafi”. Secondo il prelato la popolazione teme un cambio radicale di regime, non conosce i ribelli di Bengasi e per molti Gheddafi è ancora una garanzia per il proprio futuro.
“Francia, Turchia e altri Paesi Nato – sottolinea Martinelli – sbagliano a finanziare e ad armare i ribelli. Questo atteggiamento, che viola le norme Onu, non porta a nulla e rischia di scatenare odi intestini fra la popolazione”. (S.C.)
Dall’inizio dell’operazione Nato in Libia, Russia e rappresentanti dell’Unione africana lavorano per una soluzione diplomatica della crisi. Oggi, Jacob Zuma, presidente del Sudafrica e rappresentante dell’Ua, presenterà al Gruppo internazionale di contatto sulla Libia un nuovo piano per trovare un accordo fra Gheddafi e Consiglio di transizione libico.
Mons. Martinelli sottolinea che nel Paese vi sono ancora molti sostenitori del rais, che criticano l’atteggiamento a senso unico della comunità internazionale a favore dei ribelli di Bengasi. Ieri, anche la Turchia ha riconosciuto il Consiglio di transizione libico, promettendo finanziamenti per oltre 200 milioni di dollari. “Il 2 luglio scorso – afferma il vescovo - centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a Tripoli e in altre città della Libia per sostenere Gheddafi”. Secondo il prelato la popolazione teme un cambio radicale di regime, non conosce i ribelli di Bengasi e per molti Gheddafi è ancora una garanzia per il proprio futuro.
“Francia, Turchia e altri Paesi Nato – sottolinea Martinelli – sbagliano a finanziare e ad armare i ribelli. Questo atteggiamento, che viola le norme Onu, non porta a nulla e rischia di scatenare odi intestini fra la popolazione”. (S.C.)
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