Vescovo di Pune: Il nuovo santuario di sant’Antonio, “monumento di misericordia” per i poveri
La struttura verrà inaugurata il 29 maggio. La prima pietra è stata posta nel 2012 da mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in India. Il santuario negli anni ha attratto fedeli di ogni religione. È diventato il “simbolo delle relazioni tra i fedeli”. Il vescovo di Pune spera che crei fratellanza e cordialità.
Pune (AsiaNews) – La diocesi di Pune, nello Stato del Maharashtra, ha completato la costruzione del nuovo santuario dedicato a sant’Antonio da Padova, che verrà inaugurato il prossimo 29 maggio. La cerimonia di benedizione del nuovo edificio sarà presieduta da mons. Thomas Dabre, vescovo della diocesi. Ad AsiaNews egli dice: “Ci siamo cimentati nell’impresa per rispondere alla devozione spontanea dei fedeli cristiani e delle altre confessioni. Partendo dalla cappella esistente, ne abbiamo ampliato la struttura e assegnato lo status di santuario diocesano. Siamo grati a tutti coloro che ci hanno offerto sostegno spirituale e materiale. Presenteremo il nuovo santuario come monumento nell’Anno della misericordia”.
La costruzione del luogo di preghiera nasce dalla sollecitazione di mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in India, che nel settembre 2012 pose la prima pietra del santuario. La costruzione ultimata è decorata con vetrate colorate e può accogliere fino a 200 fedeli. È dotata anche di ampio parcheggio.
Mons. Dabre afferma: “La devozione a sant’Antonio evidenzia la presenza e la potenza della forza divina nelle vite degli uomini santi, e sant’Antonio è uno di loro. Così la devozione al santo è in realtà riconoscere il potere di Dio nel trasformare la vita e aiutare gli esseri umani nei loro bisogni e problemi”. “Viviamo in un’epoca di materialismo – aggiunge –, ateismo e indifferenza verso Dio e i valori spirituali. Nella nostra epoca di globalizzazione, è in aumento l’interesse per il consumismo e l’edonismo”.
Per questi motivi, sostiene il vescovo, “la devozione a sant’Antonio da Padova è da apprezzare ancora di più perché è contro la cultura [dominante], e giunge come correzione delle tendenze materialistiche. Bisogna dare a Dio il primo posto e quello più elevato nella vita umana”.
Mons. Dabre ritiene che “la devozione al santo testimoni anche che la presenza di Dio agisce per il bene e il benessere degli esseri umani, in particolare per i bisognosi e i poveri”. Il santuario è diventato un “segno di misericordia, compassione, carità e amore per i poveri e coloro che soffrono”.
L’obiettivo della diocesi, riporta, “è promuovere il santuario come manifestazione della misericordia di Dio. Non ci interessa incentivare solo il culto e i rituali, che non hanno significato se non trasformano le vite delle persone e non comunicano l’esperienza liberatrice della misericordia del Signore”.
Il vescovo spera che il luogo diventi un “potente strumento dell’amore di Dio, soprattutto tra i poveri e i sofferenti”. Inoltre afferma che il santuario attrae molti fedeli di varie religioni ed è ormai diventato strumento di “evangelizzazione, pace e armonia. I fedeli non cristiani vengono qui e si pongono di fronte a Dio insieme ai figli di Dio”. “Questo – conclude – può aiutare a creare uno spirito di fratellanza, cordialità e gentilezza tra tutti i devoti. Per ora, è già un simbolo di relazione tra le religioni”.