Vescovo di Manila: è ‘vendetta politica’ l’arresto della senatrice De Lima
La senatrice aveva indagato il presidente. Mons. Pabillo: “Vogliono fargliela pagare”. La Chiesa filippina unita contro una cultura di morte: “Educare le persone e raddoppiare gli sforzi per affrontare i problemi”.
Manila (AsiaNews) – “De Lima ha attirato su di sé le ire di Duterte per via delle sue indagini. Vogliono fargliela pagare. E’ una vendetta politica”. “La Chiesa deve farsi sentire, non tanto come voce di critica alle politiche del presidente ma più per educare le persone al rifiuto della violenza”. Sono alcune dichiarazioni che Mons. Broderick S. Pabillo, vescovo ausiliario di Manila, ha rilasciato in un’intervista ad AsiaNews. L’inizio del mandato del presidente Duterte, otto mesi fa, ha sconvolto la scena politica filippina contribuendo alla nascita di tensioni culminate con l’arresto per traffico di droga della senatrice Leila De Lima, avvenuto il 24 febbraio scorso. De Lima, già commissario per i diritti umani e segretario alla giustizia, è una fiera oppositrice delle violente politiche antidroga del presidente Duterte, che in soli otto mesi hanno portato all’uccisione di oltre 7 mila persone. La Chiesa cattolica, pur rimanendo estranea alla polemica politica, rafforza il suo impegno a difesa di una “cultura della vita” che vince le violenze. Si moltiplicano le iniziative su come affrontare il problema della droga, la criminalità e la disgregazione delle famiglie.
Quali sono le Sue impressioni sull’arresto della senatrice De Lima? Cosa pensa sul suo conto? E’ solamente una rivale politica del presidente Duterte o è mossa da un vero spirito umanitario?
Non credo che la senatrice sia solo una rivale politica. De Lima ha attirato su di sé le ire di Duterte per via delle sue indagini sulle uccisioni extra giudiziali e le sue condivisibili posizioni in materia di diritti umani. Non conosco i motivi legali per il suo arresto, ma c’è la forte percezione che Duterte e i suoi seguaci vogliano solo fargliela pagare. E’ una vendetta politica. Questo è comune nella nostra scena politica. Gli informatori e gli investigatori diventano le vittime. Qualora De Lima avesse commesso un reato, questo potrebbe essere l’aver permesso che il traffico di droga continuasse all’interno del Penitenziario Nazionale quando era a capo del dipartimento della giustizia. Ma in fondo tutti gli ex segretari al dipartimento della giustizia lo hanno permesso. Nessuno di loro ha mai fatto nulla per impedire nel penitenziario il traffico di stupefacenti, che così è diventato abitudine.
I filippini stanno attraversando un momento di forti tensioni sociali. Secondo Lei, questo si riflette anche sull’unitàdella Chiesa cattolica?
Non vedo tensioni all’interno della Chiesa nelle Filippine. Ci sono sacerdoti e religiosi che potrebbero sostenere il presidente Duterte, ma non ho mai sentito nessuno affermare in modo chiaro che le uccisioni extragiudiziari siano giuste. Ci sono persone all’interno della Chiesa che preferiscono non esprimersi in maniera pubblica perché reputano che questo non sia produttivo. Sarebbe più che altro una questione di strategia.
In che modo la Chiesa filippina può opporsi alla violenza e alla “cultura di morte” espresso dale politiche sociali del president Duterte?
Io sono convinto che la Chiesa debba farsi sentire – non tanto come voce di critica alle politiche di morte del presidente ma più per educare le persone al rifiuto dell’idea che uccidere sia la soluzione ai nostri problemi. La Chiesa dovrebbe usare i mezzi di comunicazione tradizionali e anche i social media per far emergere il suo messaggio che la morte genera solo altra morte, che la violenza non porta affatto alla pace. Ma la Chiesa dovrebbe anche raddoppiare i suoi sforzi per affrontare i problemi della società, come il problema della droga, la criminalità e la disgregazione delle famiglie. Ci sono iniziative intraprese da diverse diocesi e religiosi per affrontare alcuni di questi problemi, come gli sforzi per la riabilitazione su base comunitaria dei tossicodipendenti. Inoltre, la Chiesa tenta di far pressione contro la reintroduzione della pena di morte e l’abbassamento, ad appena nove anni, del limite di età della responsabilità penale. La Chiesa sostiene la conferma di Gina Lopez a segretario delle politiche ambientali per la sua forte presa di posizione sulla chiusura di compagnie minerarie che inquinano l'ambiente.