Vescovo di Jbeil-Byblos: fondi e aiuti in risposta alla ‘drammatica’ crisi delle scuole
Oltre 90mila studenti hanno abbandonato gli istituti. Mancano fondi per stipendi e materiale scolastico. Il costo di una biro passato da 2mila a 25mila lire libanesi. Professori in fuga all’estero appena possibile. Mons. Aoun: a rischio un modello educativo di eccellenza che ha favorito l’integrazione fra cristiani e musulmani.
Beirut (AsiaNews) - La crisi politico-economica attraversata dal Libano, esasperata dall’aumento del dollaro che “un tempo valeva 1.500 lire libanesi e ora è arrivato a 20mila”, sta “mettendo in ginocchio” il sistema educativo e le prospettive per il futuro immediato sono “drammatiche”. È l’allarme lanciato ad AsiaNews da mons. Michel Aoun, vescovo libanese di Jbeil-Byblos dei Maroniti, secondo cui “la formazione di un nuovo governo, indispensabile per rilanciare il Paese, è ostacolata da problemi interni ed esterni, compresi i conflitti regionali e internazionali”. La ripresa dell’anno scolastico “prevista per la metà di settembre, anche se ogni istituto decide in autonomia, è a rischio per la mancanza di fondi. Per fare un esempio, un tempo una penna biro costava 2mila lire libanesi, oggi 25mila”.
In passato, spiega il prelato, “il bilancio di un istituto era per il 65% riservato alle spese per il personale, come stipendi per professori e collaboratori, mentre il restante 35% per il mantenimento della struttura con elettricità, gasolio, materiale scolastico”. Con i prezzi attuali, avverte, “non so come potranno sostenersi perché i fondi non bastano più. Malgrado ciò, non possiamo arrenderci e dobbiamo contare su Dio e gli amici che finora ci hanno sostenuto, anche gli aiuti non sono grandi”.
Un tempo la scuola libanese era un modello di eccellenza e gli istituti cattolici fra quelli più accreditati: secondo un rapporto del World Economic Forum, nel 2016 il Paese dei cedri si piazzava al quarto posto nella classifica mondiale per il miglior livello di istruzione in matematica e scienze; i suoi cittadini erano anche famosi per essere istruiti e multilingue. Ora la situazione è cambiata e sono migliaia le famiglie di nuovi poveri, travolte da una crisi economica che ha costretto i genitori a ritirare i figli dalle scuole private perché non più in grado di sostenere la retta. Secondo il ministero dell’Istruzione, dall’inizio dell’emergenza nella seconda metà del 2019 oltre 90mila studenti libanesi si sono trasferiti altrove, soprattutto nelle aree agricole.
Interi nuclei familiari hanno visto svanire in poco tempo i loro risparmi e il potere di acquisto dei salari è sempre più scarso, circa un decimo del valore precedente la crisi. Secondo fonti delle Nazioni Unite la povertà oggi riguarda oltre il 75% della popolazione. La pandemia di Covid-19 ha acuito l’emergenza, alimentando l’abbandono scolastico anche per le difficoltà legate alla didattica a distanza.
La rete delle scuole cattoliche, che formava fino a 185mila alunni, solo lo scorso anno ne ha persi 9mila e si è vista costretta a chiudere 14 delle sue 337 strutture. L’ex segretario generale Boutros Azar spiega che “se non vi sarà un adeguato sostegno del settore privato, sarà la fine dell’istruzione di qualità in Libano”. Anche per questo nell’ultimo periodo diverse realtà hanno avviato campagne di sostegno e aiuto, con l’obiettivo di riportare a scuola centinaia di migliaia di bambini. “Abbiamo 100mila alunni nel bisogno - conferma mons. Aoun - che dovranno essere aiutati per affrontare questo anno scolastico. Basterebbero 200 dollari per ciascuno, circa 20 milioni di dollari per non far perdere un intero anno di studio e anche una piccola donazione può fare la differenza”.
Al problema dell’abbandono scolastico si somma quello dell’esodo dei docenti, come conferma il vescovo di Jbeil: “In questa crisi - sottolinea - abbiamo bisogno di essere aiutati. Un ulteriore elemento di preoccupazione è che i professori bravi, appena possono, lasciano il Libano ed emigrano in Francia o in Canada". Il religioso sottolinea che anche questo rischia di affossare un sistema educativo un tempo di eccellenza, che risale al 1700 e ha favorito non solo l’istruzione, ma anche l’integrazione fra cristiani e musulmani e favorito lo sviluppo di una società pluralista e tollerante. Solo per fare un esempio, spiega mons. Aoun, “il leader druso Walid Jumblatt ha studiato in una scuola cattolica; in una scuola gestita dalle suore antoniane il 95% degli studenti sono ragazzi e ragazze musulmani, scelta dalle famiglie per il livello di istruzione e la libertà nell’insegnamento. E ancora, a Beirut abbiamo sei istituti con almeno il 20% di studenti musulmani”.
La Chiesa libanese ha allestito un comitato di emergenza presieduto dall’arcivescovo di Tripoli, per cercare soluzioni alla crisi finanziaria che rischia di affossare il sistema educativo e l’intero sistema-Paese. “Se si perde il Libano - conclude mons. Aoun - si perde tutto il Medio oriente. Siamo una piccola realtà, ma che ha saputo trasmettere valori e modelli nella storia. La fase attuale è frutto di una politica incomprensibile, ma basta un piccolo aiuto per rilanciare la nazione. Serve la buona volontà di tutti”.