Vescovo dell'Orissa: Pasqua vissuta con timore per le tensioni causate dalle elezioni
di Nirmala Carvalho
Per il vescovo di Bhubaneshwar “i partiti dichiarano di avere a cuore il popolo, ma i fatti provano il contrario”. La polizia arresta un candidato del Bjp dopo un comizio in cui aveva incitato alla violenza e accusato la Chiesa di convertire la popolazione con la forza. Per la Pasqua celebrazioni blindate nei campi profughi.
Bhubaneshwar (AsiaNews) - “La laicità in India è a rischio, tutti i partiti politici ne parlano a proprio vantaggio, me nessuno di essi sembra davvero interessato ai poveri, agli emarginati e a chi patisce atrocità disumane e continua ancora a soffrire non solo ingiustizie, ma il terrore, le intimidazioni ed è sradicato dalla terra dei suoi antenati. Mentre alcuni partiti dicono di avere a cuore il nostro popolo, i fatti provano tristemente il contrario”. Mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, commenta così ad AsiaNews la situazione nel Kandhamal, a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del parlamento di New Delhi e dei governi dei singoli Stati, in programma a partire dal 16 aprile.
Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), afferma che il clima nel Kandhamal è molto teso e “la maggior parte delle case del distretto espongono la bandiera color zafferano [il colore degli indù, ndr] per esprimere la loro fedeltà”. George cita a proposito la vicenda del Ashok Sahu, candidato al parlamento nazionale dal Bharatiya Janata Party (Bjp), arrestato dopo che la settimana scorsa aveva tenuto un comizio elettorale incitando alla difesa dell’induismo con la forza e accusando la Chiesa di forzare le conversioni della popolazione.
Mons. Cheenath afferma che “la sicurezza della Resurrezione è l’unica speranza per i cristiani del Kandhamal”. Mons. Cheenath attende i risultati delle elezioni con preoccupazione e non dà per scontato che il nuovo governo renderà giustizia ai cristiani, tuttavia afferma che “senza ombra di dubbio la Chiesa crescerà più forte”.
I profughi che vivono ancora nei centri d’accoglienza gestiti dalle autorità sono oltre 3mila, ad essi si aggiungono gli sfollati sparsi in campi non governativi e quelli che hanno abbandonato l’Orissa per altri stati.
Chi ha vissuto il triduo pasquale nei campi profughi dell’Orissa afferma che “vedere la forza della fede dei cristiani perseguitati rincuora“. Il presidente del Gcic racconta che nei centri di accoglienza le celebrazioni della Settimana santa si sono svolte “come all’interno di un campo di prigionia, circondati dai fucili [delle forze di sicurezza, ndr]”. Ma nonostante questa situazione fonti di AsiaNews raccontano che i profughi “sono entrati nella profondità del mistero della Pasqua e la vigilia è stata un esultanza di gioia. È stato incredibile vedere con quale fervore hanno vissuto il Triduo queste persone traumatizzate dalla violenza, che vivono in condizioni terribili senza abbastanza cibo, senza un’assistenza sanitaria adeguata e nella totale privazione della privacy”.
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