Vescovi maroniti: spiragli positivi dagli “sforzi seri” in atto per l’elezione del presidente
Beirut (AsiaNews) - Condannando di nuovo con forza il protrarsi della vacanza della massima carica istituzionale del Paese, questa mattina il Consiglio dei vescovi maroniti ha voluto però lanciare un messaggio di speranza, plaudendo agli “sforzi seri” in atto per risolvere la crisi. Al termine della riunione mensile, i vertici della Chiesa maronita hanno ricordato che “lo stallo deve essere risolto attraverso il dialogo e consultazioni, in ragione dell’importanza della carica presidenziale”. Tuttavia, negli ultimi giorni sono emerse iniziative concrete per mettere fine al vuoto di potere e prende sempre più quota la candidatura di Suleiman Franjieh, cristiano maronita leader del Marada Movement.
A conclusione dell’incontro dei vescovi, il patriarca maronita Beshara al-Rai ha confermato che la Chiesa locale “sostiene l’elezione il prima possibile di un presidente [della Repubblica], per preservare la nostra dignità” di Paese. Una carica vacante dal maggio 2014 e che è rimasta tale a causa dei veti incrociati fra i vari partiti, blocchi e coalizioni. Va ricordato che il Libano è l’unica nazione araba e del Medio oriente che, per Costituzione, riserva la carica di capo dello Stato alla minoranza cristiana.
Il Consiglio dei vescovi maroniti ha anche accolto con favore il rilascio di alcuni soldati libanesi, a lungo ostaggio del Fronte di al-Nusra, movimento islamista attivo in Siria e affiliato alla rete di al Qaeda. I miliziani hanno liberato 16 persone, mentre altre nove ostaggi restano tuttora nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico (SI).
Tornando al nodo dell’elezione presidenziale, ieri il card Rai - di rientro dalle visite pastorali in Messico e Germania - ha ricevuto Franjieh (nella foto) nella sede patriarcale a Bkerké. Il leader della Chiesa maronita ha incoraggiato il candidato in pectore alla carica di capo dello Stato, aggiungendo che questo nuovo “sviluppo” nella controversa vicenda è fonte di “gioia” per l’intera comunità. “Contatteremo i vari leader coinvolti nella vicenda - ha aggiunto il patriarca - con l’obiettivo di trovare una soluzione”. Del resto la candidatura di Franjieh può rappresentare un punto di incontro fra i due blocchi contrapposti - la “Coalizione 8 marzo” e la “Coalizione 14 marzo” - e, accantonando le candidature “politiche” (Michel Aoun e Samir Geagea) dar luogo a una nomina unitaria.
Va ricordato che il Libano è senza capo di Stato da 18 mesi e che la vacanza presidenziale ha progressivamente paralizzato il potere legislativo ed esecutivo, a causa delle rivalità che oppongono i diversi gruppi politici e parlamentari. Sullo stallo politico e istituzionale è intervenuto di recente anche il Consiglio dei muftì libanesi; per i leader musulmani il Paese va verso “il caos, la distruzione, il crollo delle istituzioni, cioè la rovina definitiva di tutte le componenti dello Stato” se si tarderà ancora ad eleggere il presidente della Repubblica.
25/07/2016 11:41