31/08/2019, 10.20
MALAYSIA
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Vescovi malaysiani nel giorno dell’Indipendenza: Celebrare la diversità

Il 31 agosto i malaysiani celebrano l’“Hari Merdeka”. I leader della Chiesa cattolica pubblicano un messaggio sul significato della festa nazionale. Nella vita sociale del Paese, i confini tra le comunità etnico-religiose sono tracciati in modo saldo e le politiche identitarie giocano un ruolo importante. I vescovi ai cristiani: “Siamo chiamati a costruire ponti, non muri”.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Celebrare la diversità della Malaysia, Paese multietnico, multiculturale e multireligioso. I vescovi malaysiani ricordano ai propri concittadini il vero significato dell’“Hari Merdeka”, festa nazionale che il 31 agosto ricorda la Dichiarazione d’indipendenza (1957) e la formazione della Malaysia (1963). I nove presuli hanno pubblicato una lettera, in cui mettono in guardia la nazione dai “mali, in particolare di quelli che stanno contrapponendo una comunità a un'altra ed erodendo il tessuto stesso della nostra società”.

“Il credo religioso – affermano – dovrebbe arricchire una nazione ma, purtroppo, è stato spesso usato come forza divisiva. Questo è un disservizio ed una distorsione della verità fondamentale di ogni fede religiosa. È allarmante che vi siano persone le quali riescono a cavarsela pur dicendo cose che rasentano l'istigazione, mentre quanti sottolineano l'ovvio vengono perseguitati”.

“Perché la nostra cultura è diventata così divisiva?”, si chiedono i vescovi. “Quando i leader e le comunità trascorrono il proprio tempo e impegnano la propria energia a litigare e instillare sentimenti di odio e sfiducia, si inizia a chiedersi quale esempio forniscono alla prossima generazione. Che tipo di società stiamo dando alla luce?”.

La popolazione della Malaysia è composta da quasi 32milioni di persone, più del 60% delle quali musulmane. Nella vita sociale, i confini tra le comunità etnico-religiose sono tracciati in modo saldo e le politiche identitarie giocano un ruolo importante. I cattolici rappresentano solo il 4% della popolazione, ma i vescovi sottolineano che anche il loro impegno civile diventa fondamentale.

“In quanto cristiani – si legge nel messaggio –, la nostra fede non si limita solo a pregare e compiere buone azioni. Siamo chiamati a costruire ponti, non muri. Che si tratti di politica, relazioni etniche, crisi economiche o controversie tra famiglie o comunità locali, siamo sfidati ad essere operatori di pace, a trovare un terreno comune e ad impegnarci in un dialogo rispettoso”.

“Le decisioni e le scelte che prendiamo ogni giorno come cristiani devono riflettere il nostro costante impegno nei confronti della Malaysia, in tutta la sua diversità e unicità – ribadiscono i vescovi –. Tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere nella costruzione del nostro Paese. Questo si traduce nella costruzione di forti legami di unità tra le varie etnie e religioni, garantendo allo stesso tempo che la galanteria costituisca la pietra angolare della nostra società”.

“Quando vi è chi lancia false accuse contro di noi per paura – proseguono –, non reagiamo in modo negativo. Attraverso le nostre azioni, possiamo essere il faro di luce affinché gli altri possano vedere Cristo attraverso di noi. Allo stesso modo, dobbiamo anche imparare a fidarci, unirci e viaggiare insieme ai nostri fratelli malaysiani, poiché siamo una sola razza e prima di tutto cittadini della Malaysia”.

“Siamo tutti sulla stessa barca – conclude la lettera –, in viaggio insieme ai malaysiani di ogni etnia e religione, con cui affrontiamo le sfide. Puntiamo i nostri remi nella stessa direzione e continuiamo a piantare i semi dell'unità, mantenere la pace, riconciliare e costruire la nostra nazione ed il suo popolo. È così che diamo un significato reale alla Merdeka e all’essere malaysiani”.

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