Vescovi giapponesi: accanto alle vittime di Fukushima. No alle centrali nucleari
Il messaggio della Conferenza episcopale nipponica a 10 anni dal grande terremoto, seguito dall'incidente di Fukushima: "Gratitudine a quanti nel Paese e in tutto il mondo attraverso la solidarietà hanno costruito un raggio di speranza, ma restano ancora 40mila gli sfollati. La Chiesa cattolica rinnova l'appello a un'immediata abolizione delle centrali nucleari in Giappone: abbiamo avvertito i limiti del giudizio e della conoscenza umana".
Tokyo (AsiaNews) – La Chiesa del Giappone continuerà a stare accanto alle popolazioni colpite 10 anni fa dalla “triplice catastrofe”. E rinnova l'appello al governo per una “immediata abolizione” delle centrali nucleari. Lo scrive la Conferenza episcopale nipponica in un messaggio intitolato “Un legame di solidarietà diviene un raggio di speranza”, diffuso oggi nell'anniversario del disastro dell'11 marzo 2011. “Sono trascorsi dieci anni – scrivono i vescovi – dalla catastrofe senza precedenti che ha colpito il Giappone orientale, soprattutto lungo la costa del Pacifico nel Tohoku. Quasi 20mila persone morirono, il destino di altre 2500 rimane sconosciuto e più di 40mila persone vivono tuttora come sfollati. Continuiamo a pregare per l'eterno riposo dei defunti ed estendiamo la nostra profonda vicinanza a tutte le vittime”.
“Di fronte a un danno ben più grande di quanto avremmo potuto immaginare, molte persone non solo dal Giappone ma da tutto il mondo sono accorse ad aiutarci”, ricorda il messaggio sottolineando come questi “legami di solidarietà hanno reso possibili anche ulteriori attività di soccorso in varie parti del Paese che hanno vissuto disastri dopo di allora”. Di qui la profonda gratitudine rivolta dai vescovi ai volontari che in questi anni si sono mobilitati, alle organizzazioni umanitarie, alle amministrazioni locali e ai servizi sociali che hanno collaborato con Caritas Giappone e a tutti i donatori che hanno inviato fondi. In un apposito testo indirizzato a chi da tutto il mondo ha sostenuto la ricostruzione delle aree colpite i vescovi chiedono anche di “continuare a pregare per i nostri fratelli e sorelle che vivono nell'area del disastro”.
“Come presenza radicata localmente già prima del disastro, la Chiesa cattolica - continua il messaggio - ha cercato di creare una speranza di vita non solo nei soccorsi temporanei ma anche per il futuro, lavorando insieme alla gente del Tohoku. Quando la diocesi di Sendai, responsabile per le aree colpite, ha assunto la guida nell'impegno per l'assistenza nella ricostruzione con il motto 'Una nuova creazione', ha scelto di spingersi in avanti con speranza piuttosto che ritornare al passato. E le attività della Chiesa non finiranno con questo passaggio cruciale dei dieci anni”.
Il messaggio ricorda l'invito pronunciato da papa Francesco nel novembre 2019 durante l'incontro con le persone dell'area del Tohoku durante la sua visita in Giappone: “Non dobbiamo lasciare - disse il Pontefice - che questa azione si esaurisca con il trascorrere del tempo o scompaia dopo lo shock iniziale; deve invece continuare e va sostenuta”. “Guidata da queste parole – commentano i vescovi – la Chiesa cattolica del Giappone non si ferma al sostegno materiale, ma continuerà a camminare nel legame di solidarietà con la popolazione del Tohoku come amici, fratelli e sorelle, in una solidarietà che si estende a tutto il mondo per far crescere il nostro orizzonte e la nostra speranza”.
Sul futuro delle centrali nucleari in Giappone i vescovi ricordano come già nel novembre 2011, otto mesi dopo il disastro, avessero chiesto “l'immediata abolizione come credenti che hanno a cuore la vita, dono di Dio”. “Sfortunatamente - commentano - ci sembra che con il passare del tempo la situazione stia evolvendo in una direzione differente. A 10 anni dall'incidente rinnoviamo la nostra richiesta per un'immediata abolizione delle centrali nucleari e una revisione degli stili di vita”. “La Chiesa cattolica - continua il messaggio - crede che la vita sia un dono di Dio. Il tema della visita di papa Francesco in Giappone era proprio 'Proteggere tutta la vita”. Rispondendo alla chiamata del Papa, vogliamo far crescere una società in cui tutta la vita sia protetta senza eccezioni, la sua dignità preservata e nessuno sia dimenticato”.
I vescovi del Giappone invitano infine a far tesoro dell'esperienza vissuta 10 anni fa anche rispetto all'attuale crisi provocata in tutto il mondo dalla pandemia: “Quando siamo stati colpiti da quel disastro senza precedenti, abbiamo avvertito i limiti del giudizio e della conoscenza umana. Di fronte alla forza della natura abbiamo compreso quanto siamo deboli. In quel tempo è rimasta impressa nei nostri cuori l'importanza di aiutarci gli uni gli altri, l'importanza della solidarietà per proteggere la vita e l'importanza di un cuore amorevole. Ora, 10 anni dopo, anche il mondo ha certamente bisogno di riflettere su tutto questo”.