Vescovi filippini: La corruzione dei politici e non la sovrappopolazione è causa di povertà
Manila (AsiaNews) - La povertà nelle Filippine non dipende dalle troppe bocche da sfamare, ma dall’efficacia della politica del governo. E’ la risposta indiretta della Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine alle critiche dell’ex presidente filippino Fidel V. Ramos, che ha accusato il governo di non operare un controllo demografico per “un ingiustificato servilismo alla Chiesa cattolica”.
Mons. Oscar V. Cruz, arcivescovo di Pangasinan (Lingayen-Dagupan), ha parlato di “certi politici che di nuovo proclamano con alta voce e con forza la loro tesi preferita: la stessa popolazione è responsabile per la povertà del popolo e la miseria della Nazione”. Senza nominare Ramos, mons. Cruz ha ricordato che per questi politici “ci sono troppe bocche da sfamare e troppo poco cibo”, “troppa gente senza lavoro, senza istruzione, senza assistenza medica. Troppi crimini nelle strade, troppi rifiuti, troppo inquinamento nell’aria. La popolazione è sinonimo di disastro”. “Traduzione: la popolazione è la nemica dello Stato”, “la causa principale di tutti i problemi sociali”.
Ma questa tesi è “erronea”, come dimostrano Paesi come Giappone, Cina e Hong Kong che hanno floride economie pur con una numerosa popolazione; al contrario, l’Africa è meno popolata ma non è benestante, a conferma che il problema non è l’entità della popolazione.
“Il problema – prosegue mons. Cruz - è, ed è sempre stato, il tipo di governo. Quando i leader politici mentono, imbrogliano e rubano,” quando nei pubblici uffici regna la corruzione, “quando i fondi pubblici… finiscono in tasche private, tutto questo impoverisce la Nazione e offende il popolo”.
L’ex presidente Ramos in precedenza aveva biasimato l’attuale governo della Gloria Macapagal-Arroyo, ritenuto troppo sottomesso alla Chiesa cattolica sul problema. Parlando a un incontro dell’Asian Institute Management, Ramos ha osservato che la Chiesa consente solo i metodi naturali di controllo delle nascite e che l’attuale popolazione di 87 milioni di persone (di cui l’85% è cattolica) con l’attuale crescita del 2,36% annuo giungerà a 115,7 milioni nel 2025. Cosa che impedirebbe un effettivo miglioramento dell’economia e delle condizioni di vita, mentre una ferma politica demografica pubblica consentirebbe minori nascite e aiuterebbe “uno sviluppo sostenibile”.
Comunque il governo sta operando per promuovere un maggior controllo delle nascite. Il 6 dicembre Tomas Osias, direttore esecutivo della Commissione governativa per la Popolazione, ha annunciato l’incarico al Responsible Parenting Movement di promuovere in modo bilanciato metodi di controllo delle nascite sia naturali che artificiali. L’obiettivo, dice Osias, “è aiutare le coppie a scegliere come meglio pianificare le loro famiglie”.
Osias osserva che molte coppie filippine sono contrarie a metodi artificiali, soprattutto “per paura di effetti collaterali, rifiuto dei mariti, ragioni religiose e culturali o la difficoltà di accesso (ai contraccettivi)”. Ora si prevede che l’RPM tra il 2007 e il 2010 raggiunga 4,2 milioni di coppie in 42mila villaggi per insegnare loro i diversi modi di controllare le nascite.