Vescovi filippini: Bravi e coraggiosi i sacerdoti e laici in missione nei Paesi colpiti da Ebola
Manila (AsiaNews/Cbcp) - I vescovi filippini esaltano il coraggio e valorizzano l'opera missionaria di p. Anthony Patrick Santianez (nella foto) e di quanti, come lui, lavoratori migranti filippini, sono attivi nella lotta contro Ebola. Si tratta di persone, spiegano i vertici della Commissione episcopale sulla sanità (Echc) della Conferenza dei vescovi (Cbcp), che nonostante i rischi e i pericoli, mettono a repentaglio la propria saluta e la vita stessa, per aiutare i malati e le popolazioni dell'Africa colpite dall'epidemia. Una lotta che si concentra in particolare in Guinea, Sierra Leone e Liberia, e che ha già mietuto migliaia di vittime in tutto il mondo.
Intervistato da Radio Veritas p. Dan Cancino, segretario esecutivo Cbcp-Echc, esprime la propria ammirazione per i volontari filippini, molti dei quali sacerdoti o missionari laici, che hanno deciso di restare nei Paesi e contribuire alla lotta per in contenimento del virus mortale.
Il tutto, incuranti del monito del governo di Manila che ha inviato, nelle scorse settimane, i propri concittadini ad abbandonare le zone interessate e sottoporsi a quarantena.
"Sono fonte di ispirazione per tutti noi" aggiunge p. Cancino, segno evidente che "la Chiesa sarà sempre la prima a offrirsi, quando malati e bisognosi necessitano di conforto". Egli equipara i volontari a soldati in missione, attivi non solo nella cura ma anche nella campagna di sensibilizzazione sulla malattia.
Sebbene non vi siano ancora casi di Ebola nelle Filippine, il segretario esecutivo Cbcp-Echc esorta infine pubblico ed esperti a compiere ciascuno la propria parte, per diffondere informazioni adeguate sul virus e, in particolare, sulle modalità di prevenzione.
L'ebola è un virus molto aggressivo che causa febbri emorragiche e ha una percentuale molto alta di mortalità; il ceppo attuale ha una incidenza attorno al 70%, ma può arrivare sino al 90%. Finora ha ucciso 4.950 persone, a fronte di 13.241 casi di contagio, ma il dato reale potrebbe essere anche maggiore. Il primo caso si è avuto lo scorso febbraio in Guinea, per poi diffondersi in Sierra Leone e Liberia. Esso si diffonde entrando in contatto con il sangue e i fluidi corporei dei soggetti infetti. Non esiste una cura efficace e l'epidemia degli ultimi mesi ha spinto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarare emergenza internazionale.