15/12/2006, 00.00
FILIPPINE
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Vescovi filippini: “Per Natale, fermiamo il gioco d’azzardo”

di Santosh Digal
I presuli hanno aderito alla campagna dell’arcivescovo di Lingayed-Dagupan contro il gioco, statale e clandestino.

Dagupan (AsiaNews) – I vescovi delle Filippine si sono impegnati sotto Natale in una dura campagna contro il gioco d’azzardo illegale e statale, ed hanno invitato i cattolici a tener conto dello spirito di questa festività e non buttare via i propri soldi.

Lanciata da uno dei più carismatici presuli del Paese, l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan mons. Oscar Cruz, la campagna ha come oggetto sia il gioco clandestino che quello sponsorizzato dallo Stato. Da quasi 5 anni, il prelato è impegnato in una lotta senza quartiere contro le scommesse e i giochi d'azzardo, che gli ha procurato l’odio dei signori del gioco e diverse minacce di morte.

Un grande aiuto a questa campagna è arrivato nei giorni scorsi dalla Conferenza episcopale. Il presidente, mons. Angel N. Lagdameo, ha pubblicato un appello “urgente ed ardente” con cui invita tutti i rappresentanti politici, i cittadini e coloro che operano nell’economia locale a “dire no” ai giochi d’azzardo. L’appello è stato letto in tutte le chiese della nazione nel corso della messa per la seconda domenica d’Avvento.

Il presule si è detto “felice e molto soddisfatto” anche per la scelta delle autorità politiche nazionali, che hanno deciso di unirsi ai vescovi nel combattere il fenomeno: “In questo modo, dimostriamo di essere uniti contro questo cancro sociale”.

Il bersaglio principale contro cui si muove mons. Cruz è il jueteng, il più comune gioco d'azzardo delle Filippine. Il gioco è ormai un fenomeno nazionale che muove un giro d'affari di oltre 13 miliardi di pesos (oltre 185 milioni di euro) l'anno, gestito da 14 o 15 'signori del gioco' che si sono spartiti le 24 province del Paese e che fanno di tutto per proteggere i loro interessi.

Il vescovo spiega ad AsiaNews che “di questi soldi, l'85 % diventa payolas (tangenti) che garantiscono protezione per i 'signori del gioco' dal governo, dalla polizia, dall'esercito e addirittura dai media. Chi non è d'accordo con la situazione non è il benvenuto nel Paese".

Per questo motivo l'arcivescovo è oggetto di continue intimidazioni: telefonate anonime, lettere e minacce di morte. Egli però continua la sua battaglia senza paura.

Il fenomeno, spiega, “è così diffuso nel Paese perché i filippini hanno la cultura del gioco. La base della nostra economia è agricola, e gli agricoltori hanno spesso lunghi periodi di tempo libero. In questo modo il racket attecchisce, dando la speranza di grosse vincite mentre si passa il tempo in modo divertente”.

Il gioco d'azzardo non è diffuso solo fra i poveri: i livelli alti della società, "più gretti e avari", giocano un "gioco diverso" dal jueteng. Nelle Filippine, conclude mons. Cruz, vi è una società, la Pagcor [Philippine amusement gaming corporation] che gestisce il gioco in modo legale per conto dello Stato. Io però, al posto di gaming, uso durante i discorsi gambling [gioco d'azzardo ndr], per denunciare che questa società è in mano alle stesse persone che gestiscono il gioco illegale”.

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