04/01/2023, 08.51
UZBEKISTAN
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Uzbeki senza energia, imam di Taškent: la mancanza di gas viene da Allah

di Vladimir Rozanskij

Incita la popolazione all’accettazione della situazione e alla sottomissione. Critici: guadagna da vivere contrabbandando una falsa religione. Per utenti social la colpa della crisi è invece di burocrati e governanti. Il clero locale obbedisce alle direttive statali.

Mosca (AsiaNews) – A dicembre in Uzbekistan si è aperta una grave crisi energetica. In tutto il Paese la corrente elettrica è razionata per poche ore al giorno e alle stazioni di servizio si accalcano lunghe code di automobilisti. Di fronte alla tensione crescente tra la popolazione, l’imam principale della capitale Taškent, Rakhmatulla Sayfiddinov, noto da tempo per le sue “scandalose” dichiarazioni, ha pronunciato un solenne discorso in cui richiama tutti i fedeli a sentimenti di gratitudine e sopportazione.

Sayfiddinov ha sottolineato che “i nostri avi vivevano senza gas e senza elettricità, bisogna accettare la volontà di Allah”. A suo dire i musulmani locali non devono diventare “la vergogna del mondo”, sollevando animosamente la questione su tutti i social media. Il predicatore ha ammonito che “il panico, i disordini e le proteste non risolveranno i problemi”, ma queste parole non hanno fatto altro che provocare ulteriori turbamenti tra i cittadini socialmente più attivi.

Il giornalista Umid Soriev ha scritto sulla sua pagina Facebook che “di nuovo nel momento più delicato si ripropone la campagna per la gratitudine e la pazienza, distogliendo i cittadini dalle azioni in difesa dei propri diritti, e questa campagna deve essere fermata immediatamente, bisogna avere il coraggio di esprimere il proprio disagio”. A suo parere l’imam “spinge le persone semplici a vivere nella schiavitù e nella sottomissione”.

L’attivista umanitario Musannif Adkham ha dichiarato a sua volta che “colpevolizzare le persone che tremano per il freddo, che passano le notti in attesa del proprio turno ai distributori e vagano nel buio, accusandole di ingratitudine e incitandoli a sopportare una situazione che sembra non avere fine, tutto questo è blasfemo, un modo di guadagnare da vivere contrabbandando una falsa religione”. Il canale Telegram Platforma.uz ha scritto che oggi “i politici si stanno trasformando in mullah petulanti e bigotti, mentre i servitori del culto si dedicano alla geopolitica”.

Gli utenti delle reti social rispondono all’imam Sayfiddinov che non è il popolo che deve essere criticato, ma i burocrati e i governanti che l’estate scorsa non hanno adottato le misure necessarie per prepararsi alla stagione invernale. L’imam, nominato lo scorso anno alla massima dignità religiosa nella capitale, da tempo solleva accese discussioni con le sue controverse lezioni su diverse tematiche sociali.

Già nel 2018, come imam della moschea cattedrale “MirzaYusuf”, alla preghiera del venerdì aveva fatto un appello per liberarsi dal “vergognoso fenomeno” dei ginecologi maschi, e si era scagliato contro l’influsso malefico degli sceneggiati televisivi della Turchia che parlavano del genocidio degli uzbeki. Durante l’omelia aveva anche proclamato che “le donne che durante l’atto sessuale col marito hanno fantasie su altri uomini, magari degli affascinanti attori, finiranno per generare dei figli gay”.

Il grande imam di Taškent, del resto, non è l’unico leader spirituale in Uzbekistan a incitare la popolazione alla sottomissione e alla gratitudine durante la crisi energetica, ma si trova in sintonia con la maggior parte dei suoi colleghi e confratelli, e molti ritengono che si tratti in realtà di direttive distribuite dall’amministrazione statale per gli affari religiosi, insieme al Comitato per la religione presso il Consiglio dei ministri. L’eredità sovietica, caratteristica per tutti i Paesi dell’Asia centrale, considera ancora la religione come “instrumentum regni”, e questo vale anche per l’islam, assimilato più alla “sinfonia bizantina” che alla teocrazia maomettana, obbligando il clero locale a obbedire alle direttive statali.

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