02/12/2022, 12.49
CAMBOGIA
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Una nuova chiesa tra le risaie di Kampong Ko

di Giorgio Bernardelli

Consacrata dal prefetto apostolico di Batambang, mons. Enrique Figaredo. Dedicata a Santa Teresa d'Avila sorge in un villaggio cristiano grazie all'opera tra i poveri di un missionario francese prima dei Khmer rossi. Il parroco p. Kristofia Todjro, missionario del Pime originario del Togo: "Gli anziani hanno custodito la fede. La sfida è non perdere i giovani oggi". 

Kampong Thom (AsiaNews) - Una chiesa in muratura in mezzo alla risaia. Il 30 novembre la comunità cristiana di Kampong Ko, nella prefettura apostolica di Battambang in Cambogia, ha avuto la gioia di celebrare solennemente la consacrazione della sua nuova chiesa, intitolata a Santa Teresa d’Avila. A presiedere il rito, alla presenza del capo-villaggio e delle autorità locali, è stato il prefetto apostolico, mons. Enrique Figaredo Alvargonzales. Accanto a lui il parroco del distretto di Kampong Thom, p. Kristofia Komlavi Todjro, missionario del Pime originario del Togo, in Cambogia dal 2015. È stato lui - con il contributo della comunità locale - a portare a termine i lavori che erano stati iniziati dal suo predecessore, il gesuita Marc Lopez, grazie al sostegno di una benefattrice spagnola e delle Pontificie Opere Missionarie.

“Kampong Ko - racconta p. Kristofia - dista 17 km dal capoluogo della provincia Kampong Thom. È un villaggio sperduto nella risaia, abitato da gente semplice: khmer e vietnamiti ormai di terza o quarta generazione. Ha una storia importante per la nostra comunità cattolica: è nato e cresciuto come un villaggio cristiano, prima di Pol Pot, radunando i poveri a cui p. Venet Robert, un missionario francese dei Mep, dava la possibilità di coltivare i terreni della risaia protetti da una piccola diga che aveva costruito. Per questo qui non c’è una pagoda buddhista”.

Kampong Ko è la chiesa madre per questo angolo della Cambogia, non lontano dal lago Tonle Sap: le comunità cattoliche che oggi sono nate anche nei villaggi vicini vengono da qui. Ma è comunque il frutto di una storia sofferta: quella appena dedicata a Santa Teresa d’Avila è la quarta chiesa di Kampong Ko. Dopo la prima in legno, un altro bell’edificio in muratura era stato costruito da p. Venet nel 1965. Nel 1970 la comunità contava addirittura 800 cristiani. Poi, però, arrivò la guerra: la grande chiesa fu rasa al suolo dai bombardamenti americani. Il resto lo fecero i Khmer rossi.

Solo nel 1995 - nel luogo esatto dove sorgeva la chiesa distrutta - ne fu realizzata una terza, in legno, per la comunità che era tornata a muovere i primi passi. P. Franco Legnani, anche lui missionario del Pime, ha accompagnato la rinascita del villaggio dal 1997 al 2008. “La povertà allora era estrema - ricorda - non c’era una strada per raggiungere Kampong Ko, nella stagione delle piogge si arrivava solo in barca. Quella piccola chiesa in legno era l’unico punto di riferimento”. Oggi la situazione è cambiata: è arrivata la strada, l’elettricità, la connessione internet. Le comunicazioni sono più facili, ma per tanti giovani significa anche poter prendere strade molto diverse. Le sfide, dunque, per una presenza missionaria non sono da meno rispetto a quelle di ieri. 

“A tenere il nastro il nastro dell’inaugurazione - racconta p. Kristofia – sono state le due donne più anziane del villaggio. Una di loro ha 102 anni, fu battezza proprio da p. Venet. È stato un modo per far vedere che la stessa fede che loro hanno custodito vogliamo tramandarla ai loro nipoti”. Le immagini sulle pareti della chiesa sono state realizzate da un pittore che dipinge in pagoda. All’inizio era esitante, non si era mai confrontato con l’iconografia cristiana. P. Kristofia gli ha indicato il tabernacolo e gli ha detto: “Lì c’è lo spirito padrone della terra e del cielo, chiedi a lui”. Il pittore ha sostato un po’ all’interno e poi ha accettato. Così oggi la gente di Kampong Ko è fiera della propria chiesa che non sfigura al confronto con le pagode.

Ma nel cuore di p. Kristofia rimane un altro sogno: “Abbiamo l’asilo, ma servirebbe anche una piccola scuola con un centro pastorale. Quattro aule per il doposcuola con i ragazzi, gli incontri, un’aula computer per i giovani. Non possiamo vederli perdersi nella droga o andare in città a lavorare nelle fabbriche”. È la missione della Cambogia di oggi. Nelle mani di una comunità più forte di ogni prova tra le risaie di Kampong Ko.

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