Una coppia evita l’aborto forzato ma ora vive nel mirino del Partito
Pechino (AsiaNews) - Mentre il governo centrale si ostina a predicare una società armoniosa per la Cina, nelle province si continuano a praticare aborti forzati e a minacciare coloro che sfidano le autorità. È il caso di Cao Ruyi, 37 anni, e di suo marito Li Fu: entrambi sono nel mirino dei funzionari comunisti della provincia centrale dell'Hunan che volevano costringere la donna a un aborto forzato al quinto mese di gravidanza. Ora, dato che il tentativo è andato fallito, stanno impedendo all'uomo di trovare un lavoro e chiedono una multa da migliaia di dollari per quanto è avvenuto.
Secondo ChinaAid, organismo cristiano che aiuta la popolazione cinese, si tratta di una vendetta per aver reso pubblico il tentativo di aborto forzato. Circa due mesi fa, infatti, un gruppo composto da una dozzina di funzionari dell'Ufficio per la pianificazione familiare ha preso con la forza Cao da casa e l'ha picchiata cercando di procurarle un aborto dato che la coppia ha già un figlio: la donna e il bambino sono sopravvissuti e hanno denunciato l'accaduto.
La crescente pressione internazionale e interna ha costretto le autorità a rinunciare al loro piano, ma ora si stanno vendicando impedendo a Li di trovare un nuovo lavoro: "Hanno chiamato il mio vecchio datore di lavoro e gli hanno imposto di licenziarmi. Ora non so cosa fare". Inoltre, le autorità li hanno costretti a firmare un accordo che prevede una non meglio specificata "multa" da pagare per la violazione: si tratterebbe di alcune migliaia di dollari.
Secondo la legge sul figlio unico in vigore in Cina sin dai tempi di Deng Xiaoping, alle coppie urbane è permesso avere un solo figlio; a quelle rurali negli ultimi tempi è stato concesso anche un secondo parto. Questo per limitare la popolazione e mantenere lo sviluppo economico del Paese. Tuttavia, questa tremenda legge ha provocato migliaia di manifestazioni interne e negli ultimi tempi sta provocando l'indignazione anche degli stessi cittadini cinesi.
Solo negli ultimi mesi due casi hanno sconvolto la Cina: quello di Feng Jianmei, cittadina di Ankang costretta ad abortire al settimo mese, e quello di Pan Chunyan, che ha subito la stessa sorte. Questi casi sono circolati su internet e hanno scatenato migliaia di commenti contrari al governo: secondo un cyberutente, infatti, "queste cose le facevano i nazisti. Le autorità dovrebbero vergognarsi".