17/02/2004, 00.00
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Una Parmalat cinese, con arresti e scontri con la polizia

Suizhou (AsiaNews) – Oltre 20 operai sono in prigione per aver partecipato a una manifestazione conclusasi con uno scontro sanguinoso con la polizia a Suizhou (Hubei). Il braccio di ferro, ancora in corso, è stato denunciato oggi dall'organizzazione umanitaria China Labour Bulletin (CLB). L'8 febbraio scorso, 2000 operai e pensionati dello stabilimento Tessile Tieshu, che conta 5700 impiegati, sono scesi in piazza per reclamare un giusto trattamento in seguito alla dichiarazione di bancarotta da parte della ditta. Hanno pure chiesto che il governo indaghi sulla corruzione dei funzionari dello stabilimento che dapprima hanno spinto gli operai a comprare azioni della ditta e poi hanno dichiarato bancarotta.

Gli operai hanno bloccato la ferrovia per tutta la mattina dell'8 febbraio. Più di 800 poliziotti hanno disperso i manifestanti e impedito l'arrivo di altre centinaia di persone. Sono seguiti scontri violenti e almeno 20 persone sono state ferite. La polizia ha dichiarato invece che sono stati feriti solo 10 poliziotti e nessun manifestante. Personale sanitario dell'ospedale locale ha detto che almeno un operaio, due poliziotti e una donna di 65 anni sono stati ricoverati con profonde ferite alla testa.

Wang Xuping, figlia della donna ferita, ha dichiarato che la polizia colpiva i manifestanti alla cieca, a prescindere se opponevano resistenza o meno. Ufficiali dell'Esercito di Liberazione del Popolo, presenti agli scontri hanno criticato la polizia per il trattamento brutale dei manifestanti. Un ufficiale dell'esercito è addirittura in custodia con l'accusa di "incitamento alla violenza".

Nel pomeriggio e nei giorni successivi, la polizia ha arrestato diversi operai per strada e nei mercati, prelevando anche persone che non avevano partecipato alla protesta. Alcuni di loro sono trattenuti in un albergo locale per essere rieducati dalla Federazione di Tutti i Sindacati Cinesi (ACFTU, un organismo sottomesso al governo comunista - ndr) e dalla polizia. Più di 20 si trovano nella Prigione n. 2 di Suizhou. Il CLB ha contattato l'ACFTU e il centro di detenzione, che hanno negato di sapere qualcosa dei detenuti. 

Dopo gli scontri dell'8 febbraio, ogni giorno circa 1000 lavoratori hanno continuato a radunarsi fuori del Municipio di Suizhou. L'11 febbraio i manifestanti hanno tentato di entrare nel municipio per avviare un dialogo con le autorità locali, ma sono stati bloccati dalla polizia e un operaio che  guidava la protesta è stato arrestato. La protesta, seppure in tono minore, è continuata fino ad oggi.

Le cause della lotta

Le agitazioni sono scoppiate dopo che gli impiegati della fabbrica hanno ricevuto un comunicato del Comitato di Controllo della Bancarotta e del Partito Comunista locale, in cui si informava i lavoratori che avrebbero avuto indietro solo una piccola quota dei loro investimenti del 1993 e 1997, dato che le azioni del gruppo erano scese del 75%.

Nel 1993 e nel 1997 molti impiegati attivi o in pensione, sono stati incoraggiati ad acquistare azioni dello stabilimento per garantire supporto finanziario. Ma già prima del '99, il direttore dello stabilimento ha avvertito azionisti privati e amici personali che la ditta stava per fallire e consigliava di vendere le azioni. Gli impiegati della ditta hanno appreso la notizia del fallimento solo alla fine del 2002.

Le proteste allo stabilimento di Tieshu vanno avanti dal 2003. La prima manifestazione, con 1000 operai, risale al 2 gennaio. Nel marzo 2003, non ottenendo alcuna risposta dalla ditta, gli operai hanno ancora scioperato bloccando l'ingresso dello stabilimento. La Pubblica Sicurezza ha scatenato una caccia all'uomo per arrestare i capi della protesta.

Gli operai hanno tentato anche le vie legali, ma la corte di  Suizhou si è pronunciata a favore dello stabilimento. Il 5 giugno gli operai sono ricorsi in appello alla Corte dell'Hubei, ma le loro istanze sono state respinte. Manifestazioni sono avvenute anche nel settembre 2003, fino ad oggi.

Ad aumentare le difficoltà di operai e pensionati della Tieshu, il Comitato di Controllo della Bancarotta ha decretato la cancellazione di ogni sussidio pensionistico e di disoccupazione. Intanto i manifestanti hanno detto che vogliono appellarsi all'Alta Corte dello Stato. Ma l'avvocato che avevano scelto, ha rinunciato a difenderli per le pressioni ricevute dalle autorità.(MR)

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