Un altro venerdì di proteste in Siria, malgrado i proclami di Assad
Le manifestazioni appaiono coinvolgere un numero crescente di città e villaggi. Il presidente annuncia un nuovo governo, ma sono quasi tutti ministri del precedente, e la liberazione dei prigionieri, ma giungono notizie di nuovi arresti e i liberati raccontano di torture.
Beirut (AsiaNews) – Un altro venerdì di proteste, scontri e sangue, in Siria, malgrado il presidente Assad continui nei tentativi di placare la folla, annunciando novità e riforme che la gente non vede e scarcerazioni parziali. Le notizie di manifestazioni sembrano indicare un estendersi della protest, visto che vengono dalla stessa Damasco, oltre che Aleppo, Banias, Douma, Daraa, Homs, al-Soueida, Deir al-Zour, al-Qamishli, Amouda, Derbesia, Derek, Seri Kanyeh e Ras al-Ain. Nel villaggio di Mohammadieh in Deir al-Zour, un tentativo della polizia di impedire ai residenti di entrare in moschea avrebbe provocato scontri con un morto. Feriti si lamentano a Latakia.
Ovunque la popolazione in strada grida “libertà”. Le forze di sicurezza sono presenti in gran forza, ma sembra che in genere cerchino di limitare gli interventi di forza, anche se cercano di disperdere i dimostranti e si hanno numerose voci di arresti.
Assad, da parte sua, va avanti in quella che appare sempre più una politica di facciata. Così la stampa, tutta controllata, dà grande eco all’annuncio del nuovo governo, del quale oggi viene ufficializzata la formazione, ma a presiederlo è Adel Safar, che era ministro dell’agricoltura nel precedente gabinetto, così come ne facevano parte quasi tutti i “nuovi” ministri, con quelli dei posti-chiave – esteri, difesa, affari presidenziali, comunicazioni e tecnologia – semplicemente confermati.
Una seconda mossa compiuta ieri da Assad: l’annuncio della liberazione di “tutti” coloro che sono stati arrestati perché coinvolti nelle manifestazioni di queste settimane, purché non abbiano commesso “atti criminali contro la patria e i cittadini” rischia di rivoltarglisi contro. A parte i termini vaghi usati, che consentono di tenere in carcere chiunque, i liberati possono confermare il metodo della torture che oggi viene denunciato da Human Rights Watch. L’organismo di difesa dei diritti umani riferisce che denunciano torture 19 persone incarcerate a Damascus, Deraa, Duma, al-Tal, Homs e Banias e familiari di detenuti. (PD)
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