Un “crimine” dietro la morte in carcere dell’avvocato Magnitsky
di Nina Achmatova
Il presidente Medvedev riconosce come doloso il decesso del giovane legale: nel 2009 aveva accusato di frode alti funzionari del ministero degli Interni. Svolta nelle indagini, ma il sospetto è che il Cremlino voglia ‘lavarsi la coscienza’ prima delle presidenziali 2012.
Mosca (AsiaNews) – La morte dell’avvocato russo Sergei Magnitsky è stata causata da “comportamenti criminali” di inquirenti e carcerieri. A confermare quello che i difensori dei diritti umani sostenevano già da tempo, è stato ieri il presidente Dmitri Medvedev commentando i risultati dell'indagine ordinata dal Comitato investigativo russo sul caso del giovane legale morto tre anni fa in carcere. Insieme a quello dell’ex oligarca Mikhail Khodorkovsky e della giornalista Anna Politkovskaya, il caso è diventato uno dei simboli più eloquenti dell’incapacità o disinteresse delle autorità russe a garantire la giustizia nel Paese, fonte di costanti critiche a Mosca da parte della comunità internazionale.
Magnitsky è morto nel 2009, mentre era in custodia cautelare in attesa di processo. Aveva accusato alcuni impiegati del ministero dell'Interno di aver usato compagnie consociate del fondo Hermitage Capital - per il quale lavorava lui stesso – per mettere in piedi una mega frode mirante a ricevere un rimborso fiscale illegale di centinaia di milioni di euro. La denuncia gli si è ritorta contro: Magnitsky è stato accusato lui stesso di aver creato lo schema ed è stato incarcerato, ma da sempre i suoi colleghi e i difensori dei diritti umani sostengono che dietro la sua fine ci sia la mano dei potenti funzionari pubblici coinvolti nella frode. A fine maggio un’inchiesta del procuratore generale aveva stabilito l’assenza di colpevoli nel decesso del legale. Conclusione rivista ora dal Comitato investigativo: il 4 luglio scorso, il portavoce Vladimir Markin ha fatto sapere che l'avvocato, malato di pancreatite, è morto in carcere in seguito a un attacco di cuore per non aver ricevuto sufficienti cure mediche.
“L’incidente Magnitsky è molto triste perché, a giudicare da tutto, sembra che la causa della sua morte sia attribuibile a un vero e proprio crimine” ha detto ieri il capo del Cremlino durante un incontro con il Consiglio presidenziale dei diritti umani e civili a Nalchik, Nord Caucaso.
Per i legali difensori e per gli attivisti dei diritti umani, maggiore responsabile del decesso è il procuratore Oleg Silcenko, che aveva proibito ogni visita medica al detenuto con gravi problemi renali. Silcenko avrebbe agito mosso da interessi politici, ma per ora nessuna accusa pende sul suo capo.
L'avvocato di Magnitsky, Yelena Oreshnikova, ha definito “elemento positivo” nell’indagine il fatto che sia stata stabilita almeno la causa della morte. Dal canto suo, Markin ha promesso che i responsabili dei fatti - sulla cui identità per ora circolano solo voci - verranno perseguiti nel prossimo futuro. Il sospetto, però, è che l’inedito zelo di inquirenti e autorità nasconda semplicemente il desiderio del Cremlino di mostrarsi impegnato nella soluzione di delicati dossier, che ancora ne compromettono l’immagine coi partner stranieri. E questo a cinque mesi dalle parlamentari e a otto dalle presidenziali.
Magnitsky è morto nel 2009, mentre era in custodia cautelare in attesa di processo. Aveva accusato alcuni impiegati del ministero dell'Interno di aver usato compagnie consociate del fondo Hermitage Capital - per il quale lavorava lui stesso – per mettere in piedi una mega frode mirante a ricevere un rimborso fiscale illegale di centinaia di milioni di euro. La denuncia gli si è ritorta contro: Magnitsky è stato accusato lui stesso di aver creato lo schema ed è stato incarcerato, ma da sempre i suoi colleghi e i difensori dei diritti umani sostengono che dietro la sua fine ci sia la mano dei potenti funzionari pubblici coinvolti nella frode. A fine maggio un’inchiesta del procuratore generale aveva stabilito l’assenza di colpevoli nel decesso del legale. Conclusione rivista ora dal Comitato investigativo: il 4 luglio scorso, il portavoce Vladimir Markin ha fatto sapere che l'avvocato, malato di pancreatite, è morto in carcere in seguito a un attacco di cuore per non aver ricevuto sufficienti cure mediche.
“L’incidente Magnitsky è molto triste perché, a giudicare da tutto, sembra che la causa della sua morte sia attribuibile a un vero e proprio crimine” ha detto ieri il capo del Cremlino durante un incontro con il Consiglio presidenziale dei diritti umani e civili a Nalchik, Nord Caucaso.
Per i legali difensori e per gli attivisti dei diritti umani, maggiore responsabile del decesso è il procuratore Oleg Silcenko, che aveva proibito ogni visita medica al detenuto con gravi problemi renali. Silcenko avrebbe agito mosso da interessi politici, ma per ora nessuna accusa pende sul suo capo.
L'avvocato di Magnitsky, Yelena Oreshnikova, ha definito “elemento positivo” nell’indagine il fatto che sia stata stabilita almeno la causa della morte. Dal canto suo, Markin ha promesso che i responsabili dei fatti - sulla cui identità per ora circolano solo voci - verranno perseguiti nel prossimo futuro. Il sospetto, però, è che l’inedito zelo di inquirenti e autorità nasconda semplicemente il desiderio del Cremlino di mostrarsi impegnato nella soluzione di delicati dossier, che ancora ne compromettono l’immagine coi partner stranieri. E questo a cinque mesi dalle parlamentari e a otto dalle presidenziali.
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