Ultime discussioni nell’Assemblea costituente del Nepal. Partiti minoritari abbandonano l’aula
Kathmandu (AsiaNews) - I partiti che rappresentano le comunità minoritarie madhese e tharu del Nepal hanno deciso di abbandonare l’aula durante l’ultima discussione dell’Assemblea costituente (Ca) sulla bozza finale della Costituzione (v. foto), come forma di protesta nei confronti delle loro richieste inascoltate.
Da quando è stata presentata a fine giugno, la bozza della nuova carta fondamentale del Nepal ha sollevato numerose contestazioni. Le più violente sono state quelle delle minoranze madhese e tharu [gruppi tribali di origine indiana e mongolica che risiedono nella regione del Terai, distretti meridionali di Morang e Kailali - ndr], che hanno provocato decine di morti e si sono concluse con l’invio dell’esercito da parte di Kathmandu nel tentativo di ristabilire l’ordine.
Lo scontento nasceva dalla decisione del governo di suddividere il territorio nazionale in sei province, senza tener conto della presenza sul territorio dei gruppi minoritari. Anche se la bozza finale in discussione oggi prevede la creazione di una settima provincia - la regione di Karnali -, i leader partitici delle minoranze sostengono che i rappresentanti della Ca non hanno ascoltato le richieste delle popolazioni più svantaggiate del Paese. Bijaya Kumar Gachhadar, presidente del Madhesi Janadhikar Forum-Loktantrik (Mjf-L), spiega ad AsiaNews: “La popolazione tharu è figlia della patria e la sua voce è rimasta inascoltata. Le caste elevate hanno ascoltato e poi hanno inserito una provincia in più, da sei a sette. Ma i gruppi minoritari sono stati repressi con la forza militare. Perciò abbiamo deciso di non partecipare alla discussione”.
Subas Nemwang, presidente della Ca, però replica che ogni membro avuto a disposizione cinque minuti per esprimere le proprie considerazioni di fronte ai colleghi (598 rappresentanti totali). Upendra Yadav, uno dei politici che non hanno partecipato al dibattito e presidente del Madhesi Socialist Democratic Party, dichiara che “la protesta continuerà fino a quando la nostra voce non sarà ascoltata”.
Posizione condivisa anche dalla parlamentare Rukmini Chaudhari, di etnia tharu, che lamenta come la recente protesta del gruppo a cui appartiene fosse stata condotta in modo pacifico, “fino a quando il governo e i grandi partiti hanno deciso di umiliarci, imponendo il coprifuoco e schierando l’esercito”.
La discussione sulla bozza finale di fronte alla Ca terminerà oggi. La parola passa poi al Parlamento, che dovrà risolvere molte questioni ancora aperte. Dopo oltre 240 anni di monarchia assoluta indù, nel 2007 il Nepal è diventato uno Stato laico. Il Paese ha approvato una Costituzione ad interim sotto la supervisione delle Nazioni Unite e la prima Assemblea costituente ha fallito nell’approvare la carta fondamentale, venendo sciolta nel 2012. Anche il percorso dell’attuale costituente non è stato facile, dato che all’inizio non è riuscita a trovare un accordo entro il termine del 22 gennaio e tutt’ora l’approvazione finale sembra molto lontana.