Ue: grave preoccupazione per i diritti umani in Pakistan
Il Consiglio dell’Unione europea pubblica il rapporto su “Diritti umani e democrazia nel mondo nel 2016”. Debole sistema giudiziario, mancanza d’istruzione, violenza sulle donne, discriminazione delle minoranze, presenza del terrorismo. Questa mattina un attentato contro un convoglio di poliziotti.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Il Consiglio dell’Unione europea esprime “grave preoccupazione” per la situazione dei diritti umani in Pakistan. L’organismo nota che sebbene nel 2016 il governo di Islamabad abbia adottato alcune misure istituzionali e legali, “serie preoccupazioni ad ampio raggio riguardo i diritti umani persistono nel Paese e sono esacerbate da un debole sistema giudiziario, dall’estremismo religioso e dai militanti islamici”.
Quasi a conferma delle turbolente condizioni in cui versa il Paese, stamattina a Quetta si è verificato l’ennesimo attentato. Secondo i testimoni, una bomba sarebbe esplosa al passaggio di un veicolo della polizia che trasportava 35 agenti. Stando agli ultimi aggiornamenti riportati da Dawn, almeno sette poliziotti sono rimasti uccisi e altri 22 feriti, ma il bilancio è solo provvisorio.
Nel rapporto annuale su “Diritti umani e democrazia nel mondo nel 2016”, pubblicato il 16 ottobre, l’Unione europea parla di “sfide per la sicurezza che continuano a rallentare il progresso per l’accesso alla giustizia e dello stato di diritto” in Pakistan. “Lo stato di diritto rimane incerto in gran parte del territorio – si legge nel documento – e l’accesso alla giustizia limitato. Nel 2016 il Pakistan ha continuato ad eseguire condanne a morte su un elevato numero di carcerati, anche in misura di poco inferiore rispetto all’anno precedente”.
Il rapporto evidenzia che nel Paese persistono grandi differenze tra i cittadini, e in particolare tra le donne che vivono nelle grandi città o nell’entroterra. Il Pakistan rimane ai primi posti tra i peggiori Paesi in cui un bambino possa vivere, per la mancanza d’istruzione, il fenomeno dei matrimoni forzati e del lavoro minorile. Analogo discorso per le minoranze religiose, “che vivono nella paura di persecuzione e violenza”, e per le donne, vittime di abusi carnali e discriminazione.
Secondo l’analisi, alcuni miglioramenti hanno avuto luogo soprattutto grazie al trasferimento dei poteri e competenze a province e amministrazioni locali. Allo stesso tempo, manca “la piena autonomia per le Ong, che devono diventare pienamente operative”. “Il ruolo svolto dalle organizzazioni civili – è la conclusione – nello sviluppo e nell’assistenza umanitaria nella società democratica deve essere potenziato”.