08/11/2023, 11.30
VATICANO
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Udienza, Papa: ‘Il Signore porti una pace giusta’ in Terra Santa e Ucraina

Dopo la catechesi sulla mistica francese Madeleine Delbrêl, Francesco è tornato a parlare dei drammi dei "popoli che soffrono la guerra", quello palestinese e israeliano come la popolazione ucraina. "La guerra è sempre una sconfitta", ha ribadito ancora una volta il pontefice. Un pensiero rivolto anche alle persone più vulnerabili in guerra, in particolare i giovani: muoiono in tanti.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Prima della benedizione finale i fedeli riuniti in piazza San Pietro per l’Udienza generale di questa mattina - la prima del mese di novembre - hanno ascoltato l’ennesimo appello per la pace. “Pensiamo e preghiamo per il popoli che soffrono la guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina e pensiamo al popolo palestinese e israeliano. Che il Signore ci porti a una pace giusta”, ha detto Papa Francesco con un filo di voce, scandendo lentamente le parole, trasmettendo la molta preoccupazione per quanto sta accadendo nel mondo.

Anche oggi, come già aveva fatto domenica all’Angelus, il pontefice ha rivolto un pensiero ai giovani e ai bambini che soffrono proprio a causa della guerra. Pensiero che segue l’incontro di lunedì 6 con oltre 7mila bambini provenienti da 84 Paesi presso l’Aula Nervi, che ha visto presente anche una rappresentanza delle nazioni in conflitto. Ma anche le dichiarazioni del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il quale negli ultimi giorni ha parlato di Gaza come di un “cimitero di bambini”.  “Si soffre tanto. Soffrono i bambini. Soffrono gli ammalati, i vecchi. E muoiono tanti giovani. La guerra sempre è una sconfitta, non dimentichiamo”, ha affermato papa Bergoglio.

All’inizio dell’Udienza il papa ha proseguito le sue catechesi sulla passione per l’evangelizzazione, “lo zelo apostolico del credente”. La figura raccontata oggi è stata la venerabile Serva di Dio Madeleine Delbrêl (1904-1964), “assistente sociale, scrittrice e mistica” francese, che “ha vissuto per più di trent’anni nella periferia povera e operaia di Parigi”, ha raccontato Francesco. L’incontro di Delbrêl, “testimone del Vangelo”, con la fede avvenne intorno ai vent’anni, “dopo un’adolescenza vissuta nell’agnosticismo”, grazie alla vicinanza e all’esempio di alcuni amici credenti.

Da allora provò a dare a voce a quella “sete profonda che sentiva dentro di sé”, ha detto il Santo Padre, arrivando a capire che si trattava proprio di Dio, rappresentato da quel “vuoto che gridava in lei la sua angoscia”. Così iniziò a dedicare la sua esistenza al Signore, “nel cuore della Chiesa e nel cuore del mondo”,  ha aggiunto, “condividendo in fraternità” la vita della “gente delle strade”. Una missione che la portò a parlare di “spiritualità della bicicletta”. A tal proposito papa Francesco ha letto alcune parole che Madeleine Delbrêl rivolse a Gesù: “Per essere con Te sulla Tua strada, occorre andare, anche quando la nostra pigrizia ci supplica di restare. Tu ci hai scelti per stare in uno strano equilibrio”. E ancora: “Un po’ come una bicicletta, che non si regge senza girare”.

Il Santo Padre ha parlato della venerabile francese come di una persona “con il cuore costantemente in uscita”, la quale si è lasciata “interpellare dal grido dei poveri”. “Sentiva che la fede non può essere ridotta a un dato ereditario, a qualcosa di scontato; altrimenti non se ne coglie più la bellezza e la novità”, ha continuato. Bergoglio ha poi spiegato un suo insegnamento: “evangelizzando si viene evangelizzati”. Affermando che anche tutte le persone credenti di oggi, “in ogni situazione e circostanza personale o sociale della nostra vita”, possono riconoscere, come fece Delbrêl, la presenza del Signore, che “chiama ad abitare il nostro tempo, a condividere la vita degli altri, a mescolarci alle gioie e ai dolori del mondo”. Ma soprattutto il suo esempio insegna che gli “ambienti secolarizzati” aiutano la conversione, “perché i contatti con i non credenti provocano il credente a una continua revisione del suo modo di credere e a riscoprire la fede nella sua essenzialità”.

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