Turchia e Nato contro i raid della Russia. Ma gli Usa “non sono seri nella lotta contro lo Stato islamico”
Beirut (AsiaNews) – Il governo turco ha espresso ancora una volta le sue critiche alla Russia per aver violato il suo spazio aereo per due volte in due giorni, il 3 e il 4 ottobre. Gli aerei russi sono impegnati nel bombardamento di postazioni “terroriste” in Siria, compresi lo Stato islamico e i militanti di al-Nusra.
Mosca ha sminuito la gravità del gesto, ammettendo lo sconfinamento, ma solo “per pochi secondi” e causato del maltempo. La Nato, di cui fa parte la Turchia, dopo una riunione di emergenza a Bruxelles, ha diramato ieri un comunicato in cui si bolla il gesto come un “comportamento irresponsabile”.
Oltre allo sconfinamento, Turchia e Nato criticano la Russia perché essa non colpirebbe postazioni dello Stato islamico, ma “oppositori siriani e civili”.
Fra gli alleati occidentali vi è il forte sospetto che Mosca, intervenendo nel conflitto siriano affianco a Bashar Assad, voglia fare piazza pulita di tutti gli oppositori del leader siriano. Ma Vladimir Putin e il ministro degli esteri Serghei Lavrov hanno ribadito di aver iniziato i raid su richiesta di Damasco e con lo scopo di fermare il terrorismo, che potrebbe diffondersi anche in Russia e in Cecenia.
Il portavoce Onu Stephane Dujarric ha espresso preoccupazione per “il pericolo” insito nel fatto che vi sono “varie nazioni e varie coalizioni” che si intrecciano nei cieli siriani.
Oltre alla Russia e all’Iran, anch’esso in appoggio alla Siria, una coalizione di 50 Stati a guida Usa cerca di colpire le basi dell’Isis in Siria ed Iraq. Alla coalizione partecipano anche diversi Paesi del Golfo. Nelle scorse settimane anche Francia e Gran Bretagna hanno deciso di partecipare ai raid in modo diretto. Per ora l’Italia ha deciso di compiere bombardamenti solo in Iraq.
I due gruppi sono soprattutto divisi sul futuro di Bashar Assad. Per la Nato e la coalizione a guida Usa, Assad deve essere allontanato, come richiesto dagli oppositori siriani, ma anche da Arabia saudita, Qatar e Turchia.
Molti analisti sospettano che questa lotta contro “il terrorismo” sia in realtà una copertura per disegni egemonici e d’influenza sulla regione da parte di Stati Uniti e Russia e da parte di Arabia saudita e Iran. A questo va aggiunto il timore degli emirati e del Qatar di fronte a uno Stato laico (come è la Siria) e il timore di Ankara nel vedere rafforzarsi la comunità kurda.
La serietà nel debellare il terrorismo dell’Isis da parte della coalizione a guida Usa è stata messa in dubbio ieri da Hadi al-Ameri, uno dei capi delle milizie del Badr, un partito sciita irakeno. Parlando dalla città di Najaf, egli ha dichiarato che “ Fino ad oggi, non abbiamo visto un serio e reale sforzo per combattere Daesh [acronimo arabo per Isis]… Vi sono alcuni che cercano di contenere Daesh, ma in realtà non lo eliminano”.
“Questa mancanza di serietà da parte della coalizione internazionale – ha aggiunto – ci ha fatto cambiare tattica e la Russia si sta muovendo in modo molto serio contro Daesh”. Al-Ameri si riferisce al fatto che anche il governo irakeno ha chiesto alla Russia la disponibilità a raid aerei per bombardare le postazioni dell’Isis.
A circa un anno dal varo della coalizione a guida Usa, l’Isis mantiene ancora le sue posizioni in Iraq, anzi ha ampliato la sua zona di influenza.
20/07/2022 13:00
26/08/2016 08:42