Tunisia, al via lo spoglio delle schede alle prime elezioni libere
Affluenza alle urne superiore al 90%. Ennahada, partito filo- islamico è in testa con il 35% delle preferenze. Timori per una vittoria dei movimenti islamici.
Tunisi (AsiaNews/ Agenzie) – Con ogni probabilità saranno resi noti entro questa sera i risultati delle prime elezioni libere tenutesi ieri sera in Tunisia dopo la caduta di Ben Alì, che hanno visto code chilometriche ai seggi. Ieri, oltre 4 milioni di persone (il 90% degli aventi diritto) hanno votato per eleggere i 217 membri dell’assemblea costituente. Essi saranno incaricati di scrivere la nuova costituzione, nominare un governo ad interim e preparare le elezioni presidenziali e del parlamento.
La Tunisia è stato il primo Paese a dare il via in gennaio alle rivolte della primavera araba, che in pochi mesi hanno influenzato tutto il Medio oriente.
La madre di Mohamed Bouazizi, il giovane disoccupato che con il suo sacrificio ha innescato la rivoluzione dei gelsomini, ha affermato all’agenzia di stampa Reuters: “la morte di mio figlio ha dato la possibilità a tutto il Paese di andare oltre la paura e l’ingiustizia. Queste elezioni sono una vittoria per la dignità e la libertà di ogni cittadino”.
Nonostante gli ottimismi, in molti temono però temono una virata estremista nel Paese, considerato il più laico fra quelli a maggioranza musulmana. Secondo i media, il partito islamico Ennahada (rinascita) sarebbe in testa con il 35% delle preferenze in diversi seggi, soprattutto nelle aree rurali. Ciò spaventa i partiti laici e la popolazione musulmana - moderata, contrari all’introduzione della sharia nella costituzione. Ieri, a El Menzah, 6° distretto della capitale, una folla ha gridato insulti contro Rachid Ghannouchi, leader di Ennahada, definendolo “terrorista” e “assassino”, mentre si recava con la moglie a votare. Rientrato in Tunisia dopo 22 anni di esilio a Londra, Ghannouchi si è sempre definito un moderato e assicura che il suo partito si basa innanzitutto sul rispetto dei diritti umani e sull’uguaglianza sociale e di credo religioso.
"Non sono così ottimista sul risultato del voto”, afferma Ziyed Tijiani, giovane architetto di 26 anni, di Tunisi. Il giovane, accompagnato dalla fidanzata in jeans e senza velo, dice che una vittoria degli islamisti è molto probabile. “Io non voglio vivere in una Paese islamico basato sulla sharia – afferma – questa gente vuole cambiare il nostro modo di vivere”.
L’eventuale vittoria di Ennahada sarebbe il primo successo di un partito filo-islamico nel mondo arabo dopo la vittoria di Hamas nelle striscia alle elezioni del 2006. Ciò potrebbe anche influenzare le elezioni in Egitto del prossimo 28 novembre, dove al momento è favorito il partito “Giustizia e libertà” legato ai Fratelli musulmani. In nord Africa, l’ultima vittoria degli islamisti risale alle elezioni dell’Algeria del 1991. All’epoca l’esercito aveva annullato il voto, dando il via a una guerra civile costata quasi 160mila morti fra il 1992 e il 2002.
La Tunisia è stato il primo Paese a dare il via in gennaio alle rivolte della primavera araba, che in pochi mesi hanno influenzato tutto il Medio oriente.
La madre di Mohamed Bouazizi, il giovane disoccupato che con il suo sacrificio ha innescato la rivoluzione dei gelsomini, ha affermato all’agenzia di stampa Reuters: “la morte di mio figlio ha dato la possibilità a tutto il Paese di andare oltre la paura e l’ingiustizia. Queste elezioni sono una vittoria per la dignità e la libertà di ogni cittadino”.
Nonostante gli ottimismi, in molti temono però temono una virata estremista nel Paese, considerato il più laico fra quelli a maggioranza musulmana. Secondo i media, il partito islamico Ennahada (rinascita) sarebbe in testa con il 35% delle preferenze in diversi seggi, soprattutto nelle aree rurali. Ciò spaventa i partiti laici e la popolazione musulmana - moderata, contrari all’introduzione della sharia nella costituzione. Ieri, a El Menzah, 6° distretto della capitale, una folla ha gridato insulti contro Rachid Ghannouchi, leader di Ennahada, definendolo “terrorista” e “assassino”, mentre si recava con la moglie a votare. Rientrato in Tunisia dopo 22 anni di esilio a Londra, Ghannouchi si è sempre definito un moderato e assicura che il suo partito si basa innanzitutto sul rispetto dei diritti umani e sull’uguaglianza sociale e di credo religioso.
"Non sono così ottimista sul risultato del voto”, afferma Ziyed Tijiani, giovane architetto di 26 anni, di Tunisi. Il giovane, accompagnato dalla fidanzata in jeans e senza velo, dice che una vittoria degli islamisti è molto probabile. “Io non voglio vivere in una Paese islamico basato sulla sharia – afferma – questa gente vuole cambiare il nostro modo di vivere”.
L’eventuale vittoria di Ennahada sarebbe il primo successo di un partito filo-islamico nel mondo arabo dopo la vittoria di Hamas nelle striscia alle elezioni del 2006. Ciò potrebbe anche influenzare le elezioni in Egitto del prossimo 28 novembre, dove al momento è favorito il partito “Giustizia e libertà” legato ai Fratelli musulmani. In nord Africa, l’ultima vittoria degli islamisti risale alle elezioni dell’Algeria del 1991. All’epoca l’esercito aveva annullato il voto, dando il via a una guerra civile costata quasi 160mila morti fra il 1992 e il 2002.
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