Tsunami, l'India tra emergenza e cammino verso la normalità
Suor Benigne Menezes: cristiani, musulmani e indù collaborano per ricostruire la vita del Paese. Nell'Andhra Pradesh la situazione migliora, ma il Tamil Nadu è ancora in piena emergenza e per molti il Nirmala Hospital è ancora l'unico rifugio.
Vijayawada (AsiaNews) La situazione nell'Andhra Pradesh "comincia a migliorare": la fase di emergenza "è stata superata" e si pensa a "ricostruire case e barche" per far ripartire la vita e l'economia. Ma in molte zone del Tamil Nadu (nel sud, una delle regioni più segnate dall'onda anomala) "si vive ancora in condizioni di assoluta emergenza". Suor Benigne Menezes, delle suore Missionarie dell'Immacolata, racconta ad AsiaNews il difficile e lento cammino verso la normalità nelle regioni colpite dal maremoto, il 26 dicembre scorso. Suor Benigne vive normalmente a Vijiayawada, ma in queste settimane continua ad andare avanti e indietro dal Nirmala Hospital di Karinkal, nel Tamil Nadu, per verificare il flusso di bisogni e aiuti della campagna lanciata dal PIME a favore delle vittime del maremoto.
Il passaggio dello tsunami è stato "spaventoso" dice la suora; la realtà in alcune zone rimane "critica, la gente ha perso tutto e deve ricominciare da zero", ma la fede "unisce le persone colpite dalla tragedia" perché ci sono delle "storie bellissime di collaborazione e di aiuto reciproco fra cristiani, musulmani e indù". Suor Benigne racconta le difficoltà della gente del Tamil Nadu: molte abitazioni "sono state distrutte, ogni famiglia piange un lutto" e prima di partire con i lavori di ricostruzione "si dovrà ripulire e bonificare tutta la zona". Lo scenario che si presenta agli occhi dei volontari "è disastroso e la gente ha ancora impresso nella mente il ricordo della tragedia", ma è altrettanto forte il "desiderio di vivere una vita normale, anche se nessuno vuole ricostruire la propria casa sulla costa, perché temono il ripetersi di una simile tragedia".
Intanto una parte degli sfollati ha trovato rifugio nel Nirmala Hospital e grazie all'opera instancabile delle suore riesce a sopravvivere; a 20 giorni di distanza dalla tragedia, racconta suor Benigne, molti "non hanno ancora trovato un alloggio temporaneo e devono fare affidamento sulle suore che li assistono e garantiscono loro un riparo". La gente "è ancora scioccata per l'esperienza vissuta e per le morti subite, quindi c'è estrema necessità di assistenza psicologica"; i sopravvissuti non vanno "solo sfamati", ma vanno anche aiutati "a cominciare una nuova vita, superando lo shock subito". La Chiesa ha elaborato una serie di progetti che prevedono "la costruzione di alloggi e l'acquisto di barche e attrezzature per la pesca", indispensabili per la ripresa dell'economia dell'area.
Un'attenzione particolare è rivolta ai bambini, vittime del maremoto e di traffici illeciti legati alle adozioni; sacerdoti, suore e volontari li accudiscono e "vigilano sulla loro incolumità", aiutati dalle forze dell'ordine che hanno avuto il mandato dal governo "di proteggerli".
Il dramma dello tsunami ha cambiato la vita della gente, segnata da anni di divisioni interconfessionali: suor Benigne racconta che "oggi cristiani, musulmani e indù collaborano per aiutare le vittime". "Nell'Andra Pradesh racconta la religiosa c'è un santuario che sorge vicino al mare: quando è arrivato il maremoto è stato proprio il parroco ad aprire le porte per dare un rifugio ai molti fedeli di religione indù che quel giorno si erano riuniti per fare il bagno con la luna piena, un rito sacro per loro". Ogni giorno i volontari della diocesi di Vijayawada, guidati dal vescovo Prakash Mallavarapup, offrono da mangiare, utensili e vettovaglie a 800 famiglie che hanno perso tutto, ma "l'obiettivo è aiutare le 10 mila famiglie della diocesi che vivono in condizioni precarie, dando loro soldi e generi di prima necessità per ricostruire una vita dignitosa". (DS)