Tsunami, 5 anni e oltre 3 miliardi di dollari per ricostruire l’Aceh
Il 6 gennaio a Jakarta si terrà un summit internazionale sullo tsunami: "consolidare lo sforzo comune" e "programmare la ricostruzione" i temi principali dell'incontro.
Jakarta (AsiaNews) L'opera di ricostruzione dell'Aceh e delle zone circostanti durerà almeno 5 anni e saranno necessari 7,5 quintilioni di rupie (circa 3,3 miliardi di dollari). Lo ha affermato il vice-premier Jusuf Kalla, dopo aver incontrato il ministro indonesiano dell'economia Aburizal "Ical" Barie.
Secondo Mariani Reksoprojo, portavoce del ministro della sanità, il numero delle vittime nel Paese potrebbe toccare quota 110 mila (ieri la cifra ufficiale era 80 mila), ma il ministero non fornirà nuove stime, finché non sarà possibile stilare un bilancio definitivo.
Intanto nella regione dell'Aceh è cominciata l'opera di ricostruzione grazie agli aiuti provenienti dall'estero: cibo, vestiti, acqua potabile e trasporti pubblici sono le maggiori urgenze; secondo il vice-premier Kalla è "fondamentale far ripartire la burocrazia".
Durante un incontro con i giornalisti, il ministro indonesiano degli esteri Hassan Wirajuda ha annunciato che il 6 gennaio prossimo a Jakarta si terrà un summit internazionale sullo tsunami. Il vertice servirà a "consolidare lo sforzo comune nell'opera di assistenza e di aiuto" per i paesi colpiti e "per programmare la ricostruzione" delle zone devastate dal maremoto. Al summit dovrebbero partecipare i 10 paesi membri dell'Asean (Brunei, Cambogia, Laos, Indonesia, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam), la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, l'India, lo Sri Lanka, l'Australia, la Nuova Zelanda e gli stati Uniti; sono stati invitati pure i rappresentanti delle Nazioni Unite, della World Bank, dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'Unione Europea.
Nel discorso alla nazione di inizio anno, il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono (SBY) ha proclamato il 2005 "anno della solidarietà e della compassione"; egli invita i cittadini a mandare aiuti nelle zone colpite dallo tsunami e a non abbandonare la popolazione dell'Aceh e del Nord Sumatra in un momento di "disperazione e sofferenza", perché essi sono "nostri fratelli".
Il presidente ha aggiunto che ricostruire le zone disastrate "sarà una priorità". Questa mattina, insieme ad alcuni ministri del suo gabinetto, si è recato nel Aceh, mentre nel pomeriggio andrà a Meulaboh, "città fantasma" della costa distrutta all'80%.
Nel Banda Aceh ritornano i primi segni di normalità: sono state ripristinate la corrente e le linee telefoniche e il tradizionale mercato di Lambaro è affollato di gente. Le scorte di petrolio fornite dalla compagnia statale Pertamina garantiscono la ripresa del trasporto pubblico, ma un terremoto registrato alle 11.30 del mattino (ora locale) ha scatenato il panico, con migliaia di persone che correvano per mettersi al riparo in zone più elevate (e ritenute sicure) della città.
Ieri il presidente indonesiano aveva ufficializzato l'apertura dello spazio aereo agli aiuti internazionali, mentre da oggi Singapore metterà a disposizione le proprie basi aeree e navali ai Paesi che invieranno aiuti all'Indonesia. Navi della marina americana e australiana si dirigono nelle zone colpite dal maremoto, per aiutare soccorritori e volontari nell'opera di ricostruzione.