Tripoli, otto morti "per errore" dei bombardamenti Nato. Fuggono le famiglie residenti nell’area colpita
Fonti di AsiaNews confermano la presenza di un bambino fra le vittime. La Nato parla di malfunzionamento di una bomba e per la prima volta ammette l'uccisione di civili. Stabile la situazione nel resto della città. Nonostante i bombardamenti, centinaia i cattolici presenti alle funzioni nella chiesa del Vicariato di Tripoli.
Tripoli (AsiaNews) – E’ di otto morti il bilancio del bombardamento Nato che ieri notte ha colpito per errore il quartiere Souk Al Juma nella parte orientale di Tripoli. Tra le vittime anche un bambino. Lo rivelano fonti locali di AsiaNews, secondo cui decine di famiglie residenti nella zona colpita stanno fuggendo in altre aree della città e all’estero. Questa notte, il comando Nato ha ammesso per la prima volta dall'inizio della guerra l’uccisione di civili, affermando che l’errore sarebbe dovuto a un malfunzionamento del dispositivo di puntamento di una bomba. Il quartiere di Souk Al Juma dista circa 2 km da un campo di aviazione militare, principale obiettivo del raid.
Nonostante la paura, la situazione rimane stabile nel resto della città. “Negozi, banche e uffici pubblici sono aperti – affermano le fonti – la popolazione si lamenta dei bombardamenti, ma tenta di condurre una vita quanto più normale”. Lo scorso 17 giugno migliaia di persone hanno protestato in modo pacifico nella piazza verde di Tripoli per chiedere la fine dei bombardamenti Nato.
Intanto l’attività della piccola comunità cattolica di Tripoli va avanti nonostante le bombe. “Alle messe partecipano ancora centinaia persone – racconta la fonte – finora le defezioni si devono alla mancanza di collegamenti fra una parte e l’altra della città, non alla paura delle bombe”. Dopo l’inizio della guerra a Tripoli, sono rimasti circa 2 mila cattolici. Essi sono in maggioranza lavoratori migranti di nazionalità filippina, impiegati come infermieri e medici nei vari ospedali della tripolitania. Oggi una delegazione del Vicariato apostolico di Tripoli tenterà di raggiungere i cattolici migranti della Sirte impossibilitati a raggiungere la capitale a causa dei recenti raid arerei. (S.C.)
Nonostante la paura, la situazione rimane stabile nel resto della città. “Negozi, banche e uffici pubblici sono aperti – affermano le fonti – la popolazione si lamenta dei bombardamenti, ma tenta di condurre una vita quanto più normale”. Lo scorso 17 giugno migliaia di persone hanno protestato in modo pacifico nella piazza verde di Tripoli per chiedere la fine dei bombardamenti Nato.
Intanto l’attività della piccola comunità cattolica di Tripoli va avanti nonostante le bombe. “Alle messe partecipano ancora centinaia persone – racconta la fonte – finora le defezioni si devono alla mancanza di collegamenti fra una parte e l’altra della città, non alla paura delle bombe”. Dopo l’inizio della guerra a Tripoli, sono rimasti circa 2 mila cattolici. Essi sono in maggioranza lavoratori migranti di nazionalità filippina, impiegati come infermieri e medici nei vari ospedali della tripolitania. Oggi una delegazione del Vicariato apostolico di Tripoli tenterà di raggiungere i cattolici migranti della Sirte impossibilitati a raggiungere la capitale a causa dei recenti raid arerei. (S.C.)
Vedi anche